Uno Stato debole, in balia di Cosa nostra. Dunque, la trattativa con la mafia ci fu, parola di Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia. Perché? Perché i boss avevano compreso che lo Stato era ricattabile. Una tesi che farà rumore quella sostenuta da Piero Grasso, intervistato dal Tg3 di ieri sera. Parole che incendieranno gli animi, mentre si continua a parlare di quel “papello” che sarebbe la prova del contatto. Dice Grasso: “Quando Riina dice a Brusca, come lui ci riferisce, che ‘si sono fatti sotto’ vuol dire che è scattato il meccanismo di ricatto nei confronti dello Stato: la strage di Falcone ha funzionato in questo modo. L’accelerazione probabile della strage di Borsellino può allora essere servita a riattivare, ad accelerare la trattativa con i rappresentanti delle istituzioni”.
“Anche via D’Amelio – spiega Grasso – potrebbe essere stata fatta per ‘riscaldare’ la trattativa. In principio pensavano di attaccare il potere politico e avevano in cantiere gli assassinii di Calogero Mannino, di Claudio Martelli, Giulio Andreotti, Carlo Vizzini e forse mi sfugge qualche altro nome. Cambiano obiettivo probabilmente perché capiscono che non possono colpire chi dovrebbe esaudire le loro richieste. In questo senso si può dire che la trattativa abbia salvato la vita a molti politici”.