PALERMO – C’è stato un periodo in cui “Mimmo Biondino era il capo mandamento di Palermo… di tutte le zone di Palermo”. Parola del neo pentito Silvio Guerrera, che fino al suo arresto è stato il reggente della famiglia mafiosa di Tommaso Natale.
Nel suo primo verbale di metà ottobre il collaboratore di giustizia ha raccontato ai pubblici ministeri di Palermo la cerimonia della sua affiliazione a Cosa nostra. Era stato Francesco Caporrimo, il padre di Giulio, capomafia di San Lorenzo, a presentarlo a Mimmo Biondino, fratello dell’autista di Totò Riina, che avrebbe preso il posto di Caporrimo prima di finire, pure lui, in carcere all’inizio dell’estate 2014. Erano i giorni del blitz Apocalisse.
La cerimonia con tanto di “santina e giuramento”, come tradizione vuole, avvenne “in una villa a Valdesi”. Qui, ha messo a verbale, “mi hanno presentato D’Ambrogio (Alessandro D’Ambrogio, presunto reggente del mandamento di Porta Nuova, ndr), poi c’era Chiovaro (Fabio Chiovaro, indicato come capomafia della Noce, ndr)… il Lipari (dovrebbe trattarsi di Onofrio Lipari, presunto affiliato alla cosca di Palermo centro, ndr) … erano tutte le zone rappresentate di Palermo centro, si suddividevano fra Noce, Ballarò, Porta Nuova…”.
Il cerimoniere sarebbe stato lui, Biondino, “capo mandamento assoluto di Palermo”, perché “solo il capo può benedire”. A Valdesi furono affiliati più uomini d’onore: “Io, Contino Tommaso e Fricano Giuseppe”. Fino al suo ritorno in cella Mimmo Biondino sarebbe stato il leader indiscusso di una grossa fetta della mafia palermitana: “Lui si poteva permettere di andare a Palermo centro e loro gliele dovevano dare le spiegazioni”. Il suo potere si sarebbe esteso da Carini alla parte centrale della città, compreso Pagliarelli. Restavano esclusi i mandamenti di Brancaccio e Santa Maria del Gesù.