Resta in carcere l’ex deputato regionale ed ex assessore della Provincia di Catania, Nino Amendolia, che era stato fermato nei giorni scorsi dalla squadra mobile della Questura per tentativo di estorsione aggravata e sequestro di persona. Lo ha deciso il Gip Paola Cosentino che, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore della Dda etnea Agata Santonocito, ha emesso un ordine di custodia cautelare per tentativo di estorsione e sequestro di persona. Analogo provvedimento restrittivo è stato emesso nei confronti di Alfio Bonnici, Luigi Grasso e Francesco Leonardi, ritenuti dalla Procura vicini a ambienti del clan Santapaola. Sarebbero stati loro, secondo l’accusa, i tre intermediari incaricati da Amendolia di ‘convincere’ un imprenditore a fare fronte a un presunto debito.. La vicenda non è legata al ruolo politico di Amendolia, eletto nel 2001 all’Assemblea regionale siciliana con la lista Liberal socialisti e poi transitato al Mpa. Secondo l’accusa, che non ipotizza il reato di associazione mafiosa, Amendolia sosteneva di vantare un credito di circa 150mila euro dall’imprenditore al quale aveva venduto una società che controllava un albergo. Ma l’uomo ha negato di essergli debitore dalla cifra, che non emergeva dagli atti della transazione. A quel punto, sostiene la Procura, l’ex assessore avrebbe fatto intervenire tre persone ritenute vicine a ambienti criminali della cosca Santapaola per convincere l’imprenditore a pagare. Durante la sua legislatura alla Regione Siciliana, dove e’ stato anche componente della commissione Antimafia, Amendolia fu indagato per concorso esterno all’associazione mafiosa. La Procura di Catania ne chiese il rinvio a giudizio nel 2004, ma l’allora Gip Antonino Ferrara rigettò la richiesta e dispose l’archiviazione delle accuse nei suoi confronti.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo