PALERMO- “Ho visto quelle povere ossa, il cuore mi ha fatto un salto nel petto. Ho detto a me stessa: è Vito, è il mio ragazzo”. Rosalba Cracchiolo (nella foto, a destra, con Giovanna Leone) è una donna per cui la parola ‘coraggio’ appare gravemente sottodimensionata. Nel naufragio del peschereccio ‘Nuova Iside’ ha perso Matteo Lo Iacono, suo marito, e Vito, suo figlio. C’è il cuore straziato delle donne in questo mare di dolore. C’è Giovanna, che di Vito era la compagna di viaggio. C’è Cristina, moglie di Giuseppe, anche lui componente dell’equipaggio. Ci sono sorelle, ci sono parenti che attendono che qualcosa del ragazzo, l’unico rimasto disperso, torni a casa.
Dov’è quello che resta di Vito? Ancora tra i rottami del relitto, mai recuperato, nonostante le parole della politica? Oppure il pescatore e comandante del ‘Nuova Iside’ ha la fisionomia di un corpo alla deriva e affiorato nell’estate scorsa su una spiaggia calabrese? Che quelle tracce scarnificate siano la salma di Vito Lo Iacono è una delle ipotesi, verosimilmente la più accreditata. Ma c’è un’altra identità in ballo e richiama la storia di Francesco Vangeli, ventiseienne ucciso e gettato, dentro un sacco, nel fiume Mesima, due anni fa, secondo l’inchiesta sfociata in un processo. Che lo stesso corpo sia, dunque, di Francesco è la cocente speranza di sua madre, Elsa.
“Voglio sapere se è mio figlio”
Rosalba Cracchiolo si è recata a settembre a Messina per il prelievo del Dna, con Rossana, sua figlia e sorella di Vito. “Poi non abbiamo saputo più niente – racconta -. L’avvocato Aldo Ruffino, il nostro legale, ha presentato un’istanza, con l’avvocato Francesca Comito che assiste l’altra famiglia. Il corpo non l’ho visto subito, ma in foto, dopo che siamo tornati. Ci potrebbero essere due tatuaggi, come li aveva Vito: un timone e un cavalluccio marino. Il cuore mi ha fatto un salto nel petto e ho sentito che era mio figlio, che era il mio Vito. Ora, voglio sapere se è così. E voglio sapere la verità, perché ormai credo in tutto e non credo in niente, sono stanca di aspettare. Le magliette per il funerale sono pronte. Voglio che mio figlio torni da me. Sì, ci sentiamo spesso con Elsa, la mamma di Francesco. Ci consoliamo, ci facciamo coraggio. Che altro possiamo? Siamo due mamme distrutte”.
L’altra mamma con il suo dolore
Elsa Tavella è appunto la madre di Francesco Vangeli; a LiveSicilia ha dichiarato: “Un figlio esce da casa e non torna più. E non puoi nemmeno portargli un fiore. Rosalba mi ha contattata su Facebook, abbiamo parlato. C’è una grande confusione e un immenso smarrimento. Siamo due mamme. Io penso e spero che quel corpo sia di Francesco perché dalle foto ho notato la statura e la corporatura. Ma questa non è certo una gara con Rosalba, abbraccio il suo dolore perché so com’è…”.
La forza delle donne
In un tremendo naufragio spicca la forza delle involontarie protagoniste. Rosalba è la mamma del giovane comandante, logorata dall’attesa, ma indomita. Elsa Tavella è un’altra madre che non si arrenderà mai. Giovanna Leone e Cristina Alaimo erano a fianco di Vito e di Giuseppe con un amore che non sarà smarrito, nonostante tutto. Chi le ha conosciute anche solo una volta, chi ha sentito con quanta grandezza stanno sopportando l’indicibile, impigliate in una rete di lutti e dubbi, non dimenticherà mai queste anime trascinate nel gorgo di una catastrofe. Queste donne coraggiose, che combattono senza sosta, le porteremo per sempre nel cuore.