TRAPANI – La confisca si fa più ampia. La Corte di appello di Palermo accoglie il ricorso della Procura ed estende il provvedimento ad una sfilza di beni che erano stati restituiti a Giuseppe Amodeo. Il provvedimento si basa sulle indagini patrimoniali della Direzione investigativa antimafia e riguarda un patrimonio stimato in 40 milioni di euro.
Dei beni fanno parte un mega albergo con tanto di centro congressi, l’Esperidi Park Hotel di Castelvetrano, società impegnate nel settore del turismo, imprese agricole ed edili, case e terreni.
Amodeo, 63 anni, fu arrestato nel luglio 1998. Era accusato di concorso in associazione mafiosa. Gli investigatori lo consideravano un imprenditore “a disposizione” dei boss trapanese e alcamesi. Pezzi grossi della mafia come Vincenzo Virga e Antonino Melodia. Alla fine del processo Amodeo fu condannato per favoreggiamento aggravato a un anno e quattro mesi di carcere.
“Pur non risultando essere un affiliato all’associazione mafiosa Cosa nostra – secondo gli investigatori – dalle acquisizioni processuali la figura di Giuseppe Amodeo emerge quale quella di un imprenditore che non si è fatto scrupoli ad entrare in rapporti di affari con le imprese mafiose, al fine di assicurarsi lauti guadagni, che hanno posto le basi del suo successo economico-imprenditoriale – proseguono -, garantendo, nel contempo, il raggiungimento delle finalità lucrative proprie dell’associazione mafiosa, contribuendo così, in maniera determinante, alla sopravvivenza di tale piaga sociale”.
Nonostante ciò nel 2016, al termine del processo di primo grado a Trapani, andarono in confisca beni per soli due milioni di euro. Da qui il ricorso della Procura della Repubblica di Palermo a cui la sezione d’appello per le misure di prevenzione del capoluogo siciliano ha dato ragione ritenendo che “la quasi totalità dell’ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare accumulato dal proposto in condizione di sperequazione reddituale era correlabile al periodo in cui l’Amodeo aveva rapporti con la mafia”.
Sono stati sottoposti a confisca, in tutto o in parte, i compendi aziendali ed il relativo capitale delle società: Amodeo Costruzione srl, Eat e Fly srl, Dedalo srl, Cange Hotel srl, Società semplice Ac di Impellizzeri Francesca. Ed ancora: 159 unità immobiliari e disponibilità finanziarie.
La difesa
“Il provvedimento di confisca emesso dalla Corte di Appello di Palermo nei confronti di Giuseppe Amodeo e dei suoi familiari è già stato impugnato innanzi la Suprema Corte di Cassazione dagli avvocati Baldassare Lauria e Paolo Paladino, i quali ritengono sussistenti plurime violazioni di legge”. E’ quanto si legge in una nota dei legali. “In primo grado, il Tribunale di Trapani aveva affermato, respingendo la proposta della Dia, l’estraneità di Giuseppe Amodeo da ogni forma di contiguità con esponenti mafiosi. Sul punto avevano riferito il capo della squadra mobile di Trapani, Giovanni Leuci, il dirigente della Dia di Trapani, colonnello Rocco Lo Pane, ed Giuseppe Linares, direttore del servizio centrale anticrimine del Viminale, riconoscendo la distanza del proposto dall’ambiente mafioso, dallo stesso anzi contrastato con denunce delle avvenute estorsioni – si legge nella nota degli avvocati – Alla luce di tali risultanze processuali, i legali credono fortemente che la confisca disposta sia illegittima, certi della totale estraneità della famiglia Amodeo da ogni dinamica affaristico-mafiosa, così come affermato anche da alti funzionari dello Stato. Inoltre, va precisato che il provvedimento ablatorio è stato emesso prima della sentenza 24/2019 della Corte Costituzionale, nella quale sono stati affermati dei principi di diritto cui il decreto del giudice verosimilmente dovrà conformarsi. Primo tra tutti, il principio di legalità che esige che ogni misura limitativa della libertà personale dell’individuo o comportante una compressione del diritto di proprietà debba essere fondata su di una norma che ne determini con precisione e tassatività i presupposti di applicazione. Alla luce di ciò, sono pertanto escluse valutazioni generiche e nebulose, riconducibili a categorie indefinite come ‘traffici delittuosi” et similia, che sembrano avere trovato spazio anche in questo procedimento”.