I Comuni non sanno riscuotere| L'idea della Tari in bolletta - Live Sicilia

I Comuni non sanno riscuotere| L’idea della Tari in bolletta

Le cause della crisi finanziaria degli enti locali e le ricette del governo regionale per superarla

PALERMO – Comuni siciliani maglia nera in Italia per riscossione delle tasse. Mentre in quasi tutti gli enti locali italiani le percentuali di recupero delle tasse accertate si tengono sopra il 90%, in Sicilia si riescono a riscuotere sono l’86,2% delle imposte accertate. Il 13,8% così diventa per i Comuni un’entrata che non si registrerà mai e, di conseguenza, una criticità finanziaria.

I dati elaborati da Crif Raiting sono contenuti nella relazione conclusiva dei lavori della task force dell’assessorato regionale all’Economia per monitorare la situazione finanziaria degli enti locali siciliani. Il governo regionale ha fatto propria il relazione e così facendo ha approvato alcuni interventi proposti nel documento. Il principale consiste nella predisposizione di tre gare d’appalto per selezionare tre imprese che offrano a cui i comuni possano affidare i servizi di riscossione.

L’iniziativa del governo

La gestione dei tributi è una competenza dei comuni e infatti la soluzione varata prevede la possibilità di un accesso al servizi su base volontaria. Così l’assessorato all’Economia ha dato mandato alla Centrale unica di committenza di elaborare gli atti per le tre procedure ad evidenza pubblica. Il territorio regionale infatti è stato diviso in tre macroaree: Sicilia Occidentale (province di Trapani, Palermo e Agrigento), Sicilia centrale (province di Messina, Enna e Caltanissetta) e Sicilia orientale (province di Catania, Ragusa e Siracusa). Per fare ciò sarà necessario stabilire un livello essenziale e strategico di performance del servizio e capire se ci la legge lo consente. Sull’ipotesi pende, così, il rilascio del parere da parte ufficio legislativo e legale della Regione. Mentre per sarà pure necessario monitorare i sistemi di riscossione attivi presso ogni Comune e acquisendo le informazioni utili tramite uno schema predisposto con l’Anci Sicilia.

L’evasione della Tari.

Nella relazione emerge ad esempio, la “bassa capacità di riscossione degli enti locali della Tari”. Così il gruppo di lavoro ha individuato fra le azioni che non sono di competenza della Regione ma dello Stato la possibilità di mettere la tassa sui rifiuti nella bolletta elettrica. Solo una proposta, è chiaro, ma riuscirebbe a fare fronte all’evasione di una su cinque famiglie italiane. Un’evasione che in Sicilia, sempre secondo Crif Raiting,vale il 38% della tassa sull’immondizia quantificata: 77 euro pro capite. Fra le altre misure che poi si potrebbero inserire a livello statale, per il tavolo tecnico, bisognerebbe consentire ai Comuni di svolgere la compensazione fra i tributi locali e i crediti delle Pubbliche amministrazioni.

Le proposte non finiscono qui. A livello regionale la task force propone di tornare a incentivare le unioni dei comuni mentre non mancano i riferimenti alla necessità di semplificazione, di condivisione delle buone pratiche e di formazione per gli impiegati comunali chiamati a lavorare con una materia complessa e in continua evoluzione.

Il divorzio da Riscossione Sicilia

Ma se, da una parte la Regione si sta attrezzando per fornire un sistema di riscossione ausiliario, occorre dire che i Comuni negli ultimi anni hanno diminuito gli affidamenti a Riscossione Sicilia. Nel 2018 o ruoli coattivi affidati alla partecipata regionale sono stati 166 mentre quelli volontari sono stati 3. Un affidamento dimezzato rispetto al 2010 quanto l’esazione coattiva era pari a 315 elenchi di debitori e quella volontaria a 155 ruoli. C’è di più, i Comuni convenzionati con l’agente di riscossione siciliano nel 2017 erano sei: Caltabellotta, Palma di Montechiaro e Santa Margherita Belice, nell’agrigentino, Lipari in provincia di Messina; Giardinello e Monreale nella Città metropolitana di Palermo. Nel 2003 le convenzioni erano più di 200.

Inoltre, alcuni Comuni, stando ai dati forniti dalla società, non si sono mai affidati a Riscossione Sicilia: Montallegro e Santo Stefano di Quisquina (Ag); Bompensiere, Delia, Acquaviva Platani, Villalba e Caltagirone (Cl), Fondachelli Fantina, Capo d’Orlando, Frazzano, Motta d’Affermo (Me); Cassaro (Sr) e Vita (Tp).

Alla base della crisi non ci sarebbe la mala gestione ma una legge. “Le motivazioni del numero attuale di convenzioni – spiega una nota di Riscossione Sicilia -, è da ricercare anzitutto nel fatto che il Decreto Sviluppo del 2011 stabiliva la data del 01/01/2012 come ‘termine ultimo’ per l’abbandono definitivo della riscossione dei tributi locali da parte di Equitalia e Riscossione Sicilia”. Il termine è stato prorogato ma la situazione di incertezza che si è generata ha portato gli enti locali ad abbandonare la società.

La situazione finanziaria dei Comuni

Gli enti locali insomma sono in sofferenza per via dell’incapacità di riscuotere i tributi e per l’innescarsi del circuito vizioso legato all’apertura di mutui. Secondo i dati citati nella relazione, i comuni siciliani il 35,9% dei Comuni siciliani è costretto a ricorrere alle anticipazioni di cassa e all’accensione di mutui. L’indebitamento è contenuto, mentre non si può dire lo stesso delle anticipazioni di liquidità che gli istituti di tesoreria concedono agli enti, sebbene i Comuni riescano a ripianare i debiti. Sembrerebbe, così, che malgrado le difficoltà a riscuotere alla fine gli enti locali siciliani riescano a pagare i prestiti al prezzo di avere bilanci assai rigidi e difficoltà a realizzare le politiche di competenza.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI