PALERMO – Il porto delle nebbie ha un indirizzo preciso. Si trova in via Monzambano, a Roma, nella sede dell’Anas, dove gli interrogativi degli ultimi giorni sul “rattoppo” della Palermo-Catania si arenano inesorabilmente. Intrappolati da un inestricabile intreccio di regolette burocratiche, di “si rivolga al collega”, di domande messe obbligatoriamente per iscritto e destinate a rimanere lettera morta. Inghiottite dal silenzio, dalla vaghezza, dall’evasività sul progetto che dovrebbe ricucire la più importante autostrada della Sicilia.
È chiaro, l’Anas è alle prese con una situazione imprevedibile. Di più: con un improvviso cambio al vertice e con l’attenzione di tutta Italia sulle condizioni dell’autostrada Palermo-Catania, che questa settimana è finita sotto i riflettori anche per il sequestro del viadotto “Cinque archi”. Adesso, però, è giunto il momento della chiarezza: dopo le dichiarazioni dei ministri e dei sottosegretari, dopo gli impegni assunti dall’Anas, dopo la proclamazione dello stato d’emergenza i siciliani aspettano che, a un mese e mezzo dal cedimento del viadotto Himera, si inizi a lavorare per riavvicinare le due principali città dell’Isola.
Ci sono almeno tre nodi non chiari, nel profluvio di dichiarazioni degli ultimi giorni. Dopo il cambio di programma annunciato all’inizio della settimana dal sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, secondo il quale una delle due carreggiate del viadotto sarà mantenuta in piedi, l’Anas non ha ancora trasmesso i dettagli del nuovo progetto alla Regione. Non si sa, quindi, se la carreggiata da mantenere debba essere messa in sicurezza o se invece possa essere già utilizzata, né quanto costerebbe l’eventuale intervento per renderla stabile. Da chiarire anche se il “salvataggio” della carreggiata possa consentire una riapertura anticipata del viadotto, con il transito a doppio senso di marcia.
L’altro nodo riguarda la bretella. Il progetto illustrato per larghe linee alla Regione dall’Anas alla vigilia della proclamazione dello stato d’emergenza prevedeva infatti che la deviazione bypassasse il viadotto in entrambe le direzioni e che contestualmente fossero demolite le due carreggiate dell’Himera. Da allora, però, nessun dettaglio è trapelato dall’Anas: non si sa dunque se il progetto costerà 9,8 milioni come previsto inizialmente o meno.
I fondi sono l’ultimo nodo. Quando il Consiglio dei ministri ha dato il via libera allo stato d’emergenza, Faraone ha annunciato lo stanziamento di “30 milioni per ‘ricucire’ la Palermo-Catania con una bretella di collegamento provvisoria e oltre 27 milioni per il miglioramento della viabilità”. I trenta milioni, dunque, stando al sottosegretario all’Istruzione provengono dal governo, e quindi dal Fondo per le emergenze nazionali. Venerdì scorso, però, riferendo alla Camera sullo stato di calamità, il viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda ha parlato solo dell’altro stanziamento: “Con la dichiarazione dello stato di emergenza, il Consiglio dei ministri ha stanziato 27.250.000 euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali”, ha affermato. Comunque sia, inviando il progetto di massima alla Regione l’Anas ha parlato di trenta milioni da utilizzare per la bretella e per la demolizione e ricostruzione di quel tratto del viadotto. Di tutto quel tratto, da un lato e dall’altro. Il dubbio, adesso, è uno: il mantenimento di una delle carreggiate comporterà dei risparmi? Non è chiaro questo punto, come non è chiaro il suo corollario, e cioè se quei soldi potranno essere utilizzati per fare fronte ad altre emergenze. Tutte domande alle quali l’Anas non risponde. Tutte domande destinate ad arenarsi nel porto delle nebbie.