Il grande puzzle del posizionamento dei vari partiti sul referendum per il taglio dei parlamentari manca ancora di qualche tassello. In casa azzurra, ad esempio, si ragiona sul tema in attesa di una posizione ufficiale. Il “no” va per la maggiore e dovrebbe trovare conferma smarcando nei fatti la truppa azzurra dagli alleati di centrodestra.
Sulla debolezza della riforma non ha dubbi l’ex presidente del Senato, Renato Schifani, che con decisione boccia la proposta. “Grazie all’astensione al Senato si può celebrare il referendum perché non si è raggiunta la quota dei due terzi e perché è giusto che a decidere siano i cittadini”, spiega. Il tema del contendere è sempre stato caro a Forza Italia, il punto però è l’impianto complessivo. ”Questo sembra uno spot demagogico di un partito che vive di questo e non di contenuti”, aggiunge. Rispetto a quanto la riforma impatti sull’efficienza legislativa, l’ex Presidente del Senato non ha dubbi. “Non ritengo che sia la riduzione del numero dei parlamentari a migliorare l’efficienza legislativa del Parlamento, quanto la capacità di mediazione di chi lo presiede. Ad esempio, a casa nostra, in Sicilia, Miccichè sta dimostrando una significativa capacità di mediazione”, argomenta. “C’è poi un deficit di rappresentatività dei territori: con il taglio e senza legge proporzionale c’è questo rischio e riguarda soprattutto i partiti più piccoli”, dice Schifani.
Sulle conseguenze squisitamente politiche legate al voto e all’impatto sulla tenuta del governo giallo rosso, invece, Schifani esprime qualche perplessità. “Il Governo si sta furbescamente tenendo fuori e non sta commettendo l’errore di Renzi che invece ha trasformato il referendum in un referendum su se stesso”, afferma.
Un “niet” forte e chiaro lo dice anche il vice presidente della Regione, Gaetano Armao, che nei prossimi giorni sarà impegnato in prima linea con il “comitato dei giuristi per il no”. “Io credo nel monito di Calamandrei: quando si entra nel merito della Costituzione qualsiasi governo deve stare fuori dai giochi. Trovo questa riforma inadeguata, la definisco come il sole”, dice. “Il sole è una cosa positiva o negativa? Positiva, ma se una persona lo prende senza crema, o oltre i tempi dovuti, fa male”, chiarisce. “E’ una riforma buona in sé ma non da sola: è opportuna una certa riforma purché si accompagni a una serie di misure. Non è una cosa male in sé, se si dicesse di abrogare il referendum allora sarebbe una proposta cattiva in sé, questa modifica ha invece una sua ragionevolezza rispetto allo sviluppo di nuove forme di partecipazione democratica, ma da sola è un errore perché non è accompagnata da una riforma elettorale e dei regolamenti parlamentari”, dice Armao. E aggiunge: “Non incide sul vero problema della nostra Repubblica: il bicameralismo perfetto cioè le due camere fanno lo stesso lavoro e, invece, dovrebbero avere compiti diversi e rappresentanza diversa; il Senato dovrebbe rappresentare le regioni e la Camera la democrazia italiana nel suo complesso”, argomenta.
Poi l’assessore sferra affondo all’indirizzo dei pentastellati. “Il problema è che dietro c’è una becera cultura grillina, antidemocratica, populista e antiparlamentare; dietro c’è un vulnus antidemocratico perché siamo davanti a una riforma della Costituzione pericolosissima”, attacca Armao.
L’assessore regionale e coordinatore provinciale di Catania, Marco Falcone è più cauto pur riconoscendo una serie di punti deboli. “Seguiamo con interesse le riflessioni che, sul referendum, il presidente Berlusconi ha voluto intraprendere con la consueta lucidità, e a quella indicazione ci atterremo. Forza Italia da sempre ha lavorato per una riforma della rappresentanza politica che non si esaurisse nelle sforbiciate facilone a uso demagogico”, argomenta. “Fosse stato per il centrodestra, già dal 2006 il numero dei parlamentari sarebbe stato ridotto, un cambiamento che avrebbe comportato anche la fine del bicameralismo perfetto, rendendo dunque più efficiente il sistema politico nazionale. Fu però la stessa sinistra dem che oggi si inchina agli alleati grillini e vota sì, a schierarsi contro quella riforma costituzionale che avrebbe cambiato l’Italia”, ricorda Falcone. “Ecco perché il presidente Berlusconi sta giustamente avviando il nostro partito a una valutazione globale dell’imminente referendum. Se è vero che ridurre i parlamentari ci trova d’accordo, altrettanto vero è che siamo davanti a un provvedimento disarticolato, monco, che farebbe felice solo l’irresponsabilità dei cinquestelle attaccati alla poltrona”, attacca l’assessore.
Promette battaglia la deputata siracusana Stefania Prestigiacomo che accende i riflettori su quello che potrebbe accadere, in termini di rappresentanza, nelle piccole città. “Io sono per il no perché il Sud verrebbe sicuramente penalizzato”, dice. “Infatti, non ho partecipato al voto sulla riforma, non che non pensi che una riforma complessiva non sia necessaria, ho fatto parte del governo che aveva fatto la riforma federale che includeva la riduzione del numero dei parlamentari, ma un conto è fare una riforma complessiva dell’architettura dello Stato, un altro è agire così alla cieca, a casaccio: non credo che questo sia utile ai conti pubblici, ma soprattutto non lo è alla rappresentanza di tutto il Paese”, attacca la deputata. “Questa è la parte più debole del Paese, avere un numero ridotto di parlamentari significa indebolire la parte più fragile, in più, nel tempo, la rappresentanza si concentrerebbe nelle aree metropolitane perché, diciamo, avrebbero più peso per esprimere i parlamentari e questo penalizzerebbe le province più piccole”, argomenta. Per corroborare la propria tesi, la deputata riporta un esempio. “Mi sono battuta, e ho ottenuto, la nomina di un commissario con pieni poteri (come avvenuto a Genova per il ponte Morando) per la costruzione dell’ospedale di Siracusa”, racconta. Poi si chiede: “Un parlamentare non siracusano si sarebbe battuto così fortemente per ottenere questo risultato? La rappresentanza dei territori rappresenta l’essenza della democrazia”.