I giorni siciliani del terrorista: "Muoio con lui, ma non lo tradisco"

I giorni siciliani del terrorista: “Muoio con lui, ma non lo tradisco”

Paceco, Marsala, Palermo, Parigi: caccia alla rete dei favoreggiatori

PALERMO – Ha ospitato un connazionale accusato di essere un terrorista, di averlo aiutato a tornare in patria mentre la polizia italiana e tedesca gli dava la caccia, infine avrebbe tentato pure lui di lasciare la Sicilia.

Da ieri, però, Nouri Ejjed è stato di fermo su disposizione della Procura di Palermo. I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Agrigento, hanno ricostruito ex post la permanenza in Sicilia di Aymen Abidi.

I giorni siciliani del terrorista

Quest’ultimo dopo la rocambolesca fuga dal Tribunale di Firenze, dove ha presenziato a un processo per un tentato omicidio commesso in Germania , è stato a casa di Nouri Ehjjed, al civico 87 di via tenente colonnello Giovan Battista Orombello a Paceco.

Il 28 ottobre si è spostato in un capanno nei pressi del molo di località San Teodoro a Marsala. Infine il 31 ottobre è tornato in Tunisia a bordo di un gommone. Ad attenderlo ha trovato un tale Walid, uno dei tanti personaggi ancora da identificare, coinvolto, secondo l’accusa, nell’organizzazione di sbarchi clandestini di migranti assieme al fermato di ieri.

Il 28 ottobre Ejjed è a bordo di una Volkswagen Passat. Discute con un giovane. Si limita a chiamarlo Aymen. Si stanno spostando da Paceco a Marsala. La complicata traduzione del dialogo sarà pronta solo giorni dopo, quando il terrorista è già fuggito. Quel giorno di ottobre i due hanno urgenza di spostarsi perché hanno notato troppe macchine sospette in giro. Temono siano forze dell’ordine.

Ecco le parole di Adibi tradotte: “Fratello Nouri, io sono pensieroso, veramente non posso restare in un posto troppo a lungo devo cambiare, così capisco la situazione… Alfa Romeo di ieri sera…”. Ad occuparsi della fuga è un tale Hasen, di cui però Abidi non si fida: “… ho paura di Hasen se lui… può essere che lui racconti che io sono arrivato da te perché tu mi aiutassi a scappare. Può dire che è arrivato un suo amico per farlo scappare e l’ha portato a Marsala e poi i serpenti (i poliziotti) sanno e dicono: ‘ah, allora Nouri sa dove si trova lui… tu pensi che Hasen non parli? Può parlare fiero e dire: “è arrivato da noi uno scappato dal carcere, è amico di Nouri”.

“La confessione inconsapevole”

Ed è ora che le cimici registrano quella che viene considerata una confessione da parte di Nouri: “Ci sono poche persone come me, hai capito è raro trovare qualcuno che ti dà tutte le sue braccia come a me, con un procedimento come quello che hai tu e lo porta a casa sua, hai capito com’è, in questa brutta situazione se qualcuno ti abbandona non ha umanità, hai capito… nessuno ti porta dalla sua famiglia, a casa abitata… qual è il giorno che sei arrivato? Da quant’è?: quindici giorni? Ah?;”. In realtà Adibi è rimasto in Sicilia almeno due mesi.

In una successiva conversazione con un amico Ejjed aggiunge: “… significa che lui ha una condanna in Germania e ha lasciato tutte le persone e mi è venuto a cercare e mi ha detto ‘zio Nouri, io non voglio niente, ma solo tornare al mio paese’, io ho detto resta ed è rimasto due mesi da me, mangia e beve da me e anche mio figlio Mohsen…”.

“Contatti con altri terroristi”

Infine l’1 gennaio Ejjed spiega che Abidi ha contatti con altri terroristi: “Walid, giuro Walid quel ragazzo è condannato a 17 o 18 anni, va bene, quel ragazzo Aymen, di tutte le persone che lui conosce mi ha chiamato a me, giuro quella sera quando lui mi ha chiamato, il gruppo che sta con me mi hanno detto: ‘com’è che accetti di ospitarlo, vai a chiamare per lui le Forze dell’Ordine’, ho detto, io vado a chiamare le Forze dell’Ordine. Il signore si è rivolto a me, giuro anche se vado io in carcere prima di lui, va bene, più tosto vado io in carcere prima di lui, è rimasto un mese e mezzo a casa, mangiare e bere come se non ci fosse… giuro ieri sera quando tu mi hai chiamato e mi hai detto ti passo Aymen, giuro ho pianto da solo, poverino prima si stava rovinando qui, 17 o 18 anni, una condanna per terrorismo, hai capito, qui è risultato con una condanna per terrorismo e tu sai la condanna di un processo quando risulta questa parola è aumentata di cinque anni, per tutte le condanne per esempio una persona che ha fatto un omicidio prende una condanna a 15 anni, se poi risulta terrorismo ti danno 20 anni, basta quella parola, basta per quella parola e sono 5 anni, va bene Walid se lui si è rivolto a me, tra tutte le creature di Dio che lui conosce, io devo tradirlo e consegnarlo alle Forze dell’Ordine. Dimmi se tu puoi tradirlo? Muoio con lui, ma non lo tradisco….”.

La microspia in macchina

Il 26 dicembre scorso Ejjed va in macchina in Tunisia. Si accorge di avere una microspia a bordo e la rimuove. Teme di essere seguito perché organizza traversate di migranti clandestini. Il gommone usato per il viaggio di Abidi serve a questo.

Si confida con un amico dei controlli subiti dalla polizia di frontiera: “… giuro per Dio, mi hanno perquisito tutta la macchina non hanno lasciato neanche un posto dove non hanno guardato.. non hanno tralasciato nessuna domanda, sul Facebook e sulle altre cose, io ho cancellato tutto, hai capito, quello su Whatsapp e le altre cose, sai che lì io ho trovato un apparecchio, hai capito, in macchina… io l’ho portato con me qui, però sai dove l’ho messa, nascosta nelle scarpe da lavoro dove ci sono le calze sporche, io ho nascosto l’apparecchio lì in mezzo”.

Destinazione Parigi

Ejjed Vuole andare in Francia. “… dimmi quella nave da Trapani, l’hanno tolta, per andare in Francia… quanto è il costo della macchina da qui fino a Genova?”, chiede a un amico. la nave per Genova parte da Palermo. In effetti il 2 gennaio Ejjed tenta di imbarcarsi sul traghetto della compagnia Grandi navi veloci in partenza per la città ligure con la famiglia.

Dichiara di doversi recare a Pordenone, dove la convivente avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico al braccio, ma non esibisce alcuna certificazione idonea a sostenere tale tesi.

I militari gli fanno notare che le restrizioni per il Covid impediscono gli spostamenti tra regioni se non per non comprovate e documentate ragioni di lavoro, salute o necessità. Ejjed e la sua famiglia tornano a Paceco. Ieri il fermo disposto dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Calogero Ferrara.


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