La campagna elettorale in Sicilia è partita da un pezzo. E gli schieramenti in campo, fra tante incognite, cominciano a prendere forma. Salvo sorprese, l’impressione è che si vadano profilando due grandi coalizioni protagoniste della sfida. Un percorso già avviato che però incontra sulla strada più di un ostacolo. E almeno tre minacciose mine vaganti, tre “guastafeste” che potrebbero mettersi di traverso.
La prima coalizione in campo sarebbe piuttosto inedita per lo scenario regionale siciliano. Ci lavora di buona lena da un pezzo il Partito democratico e l’operazione avrebbe già avuto la benedizione romana. Si tratta di un’alleanza larga tra vecchio centrosinistra e Udc, per la quale ci sarebbe già un’intesa di massima. Un patto che potrebbe avere come primo passaggio politico l’impegno comune dei due partiti su una mozione di sfiducia a Raffaele Lombardo. Perché se il gruppo del Pd guidato da Antonello Cracolici sul punto mercoledì ha cincischiato, dalla direzione del partito convocata sabato potrebbe arrivare ben altra musica. La corrente Innovazioni, l’area Mattarella e il gruppo vicino al segretario Lupo sembrano propensi a schiacciare sull’acceleratore e appaiono assai meno prudenti dei cracoliciani. Se il Pd opterà per quel percorso, e pare che a Roma la cosa sarebbe vista di buon grado, l’Udc potrebbe votare la mozione dei democratici all’Ars. A completare il quadro dello schieramento di centrosinistra scenderebbe in campo una lista civica, sul modello di quanto si discute da un pezzo a livello nazionale: un listone magari nel segno dell’antimafia nel quale potrebbero confluire pezzi di società civile ma anche big politici come Beppe Lumia e magari Fabrizio Ferrandelli, con la benedizione di una parte importante di Confindustria.
L’altra coalizione potrebbe essere quella di un vecchio centrodestra riesumato da un lustro fa. Con il listone di Pid e fuoriusciti del Pdl a fare da ponte tra quel che resta degli alfaniani e quel che resta del lombardismo. Certo, si parla di personaggi che negli ultimi due anni se ne sono dette di tutti i colori e qualche oggettiva difficoltà a mettere insieme la grande ammucchiata ci sarebbe. Ma oggi in tanti scommettono che l’intesa sia possibile.
A rompere le uova nel paniere ai piani dei partiti, però, arrivano i guastafeste. Battitori liberi, o forse mine vaganti, che hanno cominciato a cantare fuori dal coro. Come Rosario Crocetta. Il patto tra democratici e Pd passerebbe per un accordo sulla candidatura del leader centrista Gianpiero D’Alia alla presidenza delle Regione. Ma l’eurodeputato ex sindaco di Gela non ci sta. Smarcatosi da Beppe Lumia, Crocetta dice che vuole scendere in campo, in migliaia sostengono la sua candidatura su Facebook e anche qualche amministratore locale già si schiera con lui. Avrà la forza di scompaginare i piani dei big del partito? Difficile, soprattutto in una competizione come le regionali, dove a differenza delle amministrative non c’è voto confermativo né secondo turno e a un candidato presidente servono liste forti a suo sostegno. Eppure, la sua candidatura potrebbe costringere il Pd a passare per le primarie, per le quali già si è candidato anche Mirello Crisafulli, complicando e non di poco i piani di fidanzamento con l’Udc, allergica alle primarie.
Un ruolo simile svolge nel centrodestra Gianfranco Miccichè. Il leader di Grande Sud ha detto di non volerne sapere di coalizioni vecchio stampo, pensa a una sorta di “governo dei migliori” che raccolga trasversalmente i politici più attrezzati. Magari strizzando l’occhio proprio a Crocetta. La sua è una miccia accesa che potrebbe deflagrare creando scompiglio nel campo del centrodestra.
E poi c’è lui, il grande trionfatore delle amministrative, Leoluca Orlando. Che non pago del successo palermitano potrebbe rimuginare su qualche nuova mossa. Tra i democratici qualcuno comincia a temere sul serio che il sindaco di Palermo possa tirare un brutto scherzo. Sganciando l’Idv dall’alleanza di centrosinistra, magari insieme a qualche lista civica che potrebbe raccogliere personalità di primo piano, anche dal mondo accademico. Un mix di Grillo e Monti (l’accostamento è dello stesso Orlando) per sparigliare, mandando all’aria i piani del Pd. È stato lo stesso sindaco a dire oggi che la foto di Vasto potrebbe essere sostituita dalla “foto di Palermo”. Chi ha orecchie per intendere…