PALERMO – Gregory Bongiorno, Natale Giunta, Elena Ferraro, Angelo Russello e ancora, Giuseppe Spera, Gaspare D’Angelo, Salvatore Buscemi e Gaetano Virga. Sono soltanto alcuni dei nomi di imprenditori siciliani che hanno fatto dell’antiracket il loro stile di vita, denunciando e trascinando in tribunale i propri estorsori, finiti anche in carcere. Al loro fianco, le associazioni Addiopizzo, Fai e Libero fututo, che oggi hanno presentato il nuovo portale “Liberofuturo.net” che raccoglierà testimonianze e iniziative delle associazioni antiracket nella Sicilia occidentale.
Dall’assistenza agli imprenditori alle iniziative di consumo critico, volte ad incentivare l’acquisto, da parte del cittadino, nelle attività comemrciali che hanno dichiarato di non pagare il pizzo. Ma, una sezione del portare presentato da Enrico Colajanni, ha anche una sezione prettamente dedicata alla promozione del movimento dei professionisti liberi. E così, le informazioni a imprenditori e commercianti si snoderanno lungo un percorso che vuole essere una bussola per quelli delle altre province. “Ieri siamo stati al fianco di un paio di imprenditori antiracket che hanno testimoniato ad Agrigento – ha detto Colajanni – in quella stessa udienza un altro testimone ha ritrattato tutto, gli altri probabilmente non sono stati seguiti in un percorso antiracket dalle associazioni perché si sono mostrati molto incerti e titubanti, è stata una situazione penosa.
Se le varie associazioni di categoria facessero quello che qui sta facendo Confindustria Palermo le cose andrebbero in modo molto diverso e sarebbero coinvolte molte più persone”. Sul portale on line si trova anche una petizione contro il voto di scambio: “Nel corso di un’intercettazione telefonica di un mafioso alla propria madre – prosegue Colajanni – vengono spiegati in modo dettagliato i meccanismi del voto di scambio con la vendita intera a pacchetti di trecento voti per 15mila euro. Un metodo utilizzato per alimentare il potere delle organizzazioni criminali, un metodo subdolo”, ha concluso il presidente dell’associazione.
“Quella di oggi è la tappa di un percorso lungo che ogni giorno vede un incedere progressivo con risultati positivi nella lotta alle estorsioni – ha detto il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo – l’esperienza antiracket palermitana viene esportata in altre province e insieme all’esperienza di chi si ribella c’è finalmente un incentivo al consumo responsabile, che è poi anch’esso alla base del fenomeno”. “Quando ho denunciato – dice l’imprenditore di Castelvetrano Nicola Clemenza, credevo sarei stato da solo. Anche per le associaizoni antiraracket era soltanto l’iniziio e non avrei mai immaginato che sarebbero sempre state al mio fianco. Ho inaspettatamente avuto tanta gente vicino, non ho mai avvertito l’isolamento, perché non c’è. Dico quindi che denunciare è la scelta più giusta, che oggi c’è davvero qualcuno che ci aiuta ad andare in aula, indicare i nostiaguzzini con sicurezza e coraggio. Io ho subìyo un attentato incendiario in cui ho perso almeno 400 mila euro. una brutta storia, che credevo non mi avrebbe mai più permesso di vivere serenamente. E invece – prosegue – eccomi qui. Continuo a produrre olio con serenità, pago gli stipendi ed ho ancora il sorriso sulle labbra nonostante lavori in un territorio complesso come quello di Castelvetrano”.
“La penso come lui – ha sottolineato Gregory Bongiorno – il coraggio paga e ti fa conoscere nuovi amici, e capire chi lo era soltanto per finta. E’ importante che l’imprenditore sappia di non essere da solo, è findamentale quando, dopo la denuncia, si trascorrono notti insonni, invase da brutti pensieri. In questa vicinanza, le associazioni sono bravissime e di grande aiuto ed incoraggiamento”.