CATANIA – In 9 sono alla sbarra con l’accusa di intestazione fittizia di beni. Fra di essi ci sono i presunti prestanome di uno degli ultimi boss del clan Santapaola Ercolano, ovvero Roberto Vacante. Si chiuderà fra otto giorni esatti, mercoledì 18 settembre, il processo “Bulldog”, dal titolo dell’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile.
Gli imputati sono ritenuti in qualche modo, a vario titolo, prestanome del boss o coinvolti in ipotesi minori. E per questa ragione l’imputazione, per la maggior parte degli uomini e delle donne alla sbarra, è –concorso in trasferimento fraudolento di beni, aggravato dall’aver favorito Cosa Nostra.
La figura chiave è e resta, ovviamente, Vacante, che però ha optato per il rito abbreviato ed è stato condannato (ma la sentenza non è definitiva).
Gli imputati
Dinanzi alla prima sezione penale del Tribunale collegiale di Catania dovranno presentarsi, come detto, in nove. Sono Alessandro Arcidiacono, Pietro Augusto Bellino, Giuseppe Caruso, Salvatore Caruso, Pietro Musumeci, Letteria Picone, Ida Romeo, Irene Grazia Santapaola e Maria Santonocito.
Fra i 9 solo uno è accusato di associazione mafiosa. È Salvatore Caruso. Per Irene Grazia Santapaola, moglie del boss e nipote del capomafia Nitto Santapaola, l’accusa è intestazione fittizia di beni. Secondo gli inquirenti, Vacante si sarebbe dato da fare per riciclare parte dei soldi della famiglia mafiosa.
Le accuse
Per la Procura, Irene Grazia Santapaola avrebbe operato per eludere eventuali misure patrimoniali a carico del marito. E il tutto tramite l’associazione sportiva Sportitalia. Analoga, ma in relazione ad altre società, l’accusa per Bellino, Picone, Romeo, Santonocito, Arcidiacono, Salvatore e Giuseppe Caruso.
Salvatore Caruso è accusato anche di un furto in concorso con altri da oltre 8 mila euro. Sarebbe avvenuto all’interno di una sala bingo in provincia di Frosinone settembre 2013. Musumeci è accusato, infine, di un tentato furto all’interno di un’altra sala bingo a gennaio 2014.
Di Salvatore Caruso, ha ricordato il pm nella sua memoria, ha parlato il pentito Eugenio Sturiale, che lo conosceva bene. “Sturiale ha prima detto che Caruso era completamente a disposizione del clan – ha ricordato il pm – salvo poi correggersi ricordando che Roberto Vacante, che tra l’altro era suo compare, gli aveva detto che era un vero e proprio affiliato”.