CATANIA – È stato Christian Monaco ad assicurare i soldi a Concetto Bonaccorsi durante la sua latitanza. Insomma i soldi della droga sarebbero serviti a “pagare” il soggiorno in Toscana del boss catanese (anzi ex boss) che dopo un permesso premio ha deciso di nascondersi tra le campagne pistoiesi. Da settembre 2016 ad aprile 2017 Concetto ‘u carateddu, che stava scontando l’ergastolo per mafia e omicidi nel carcere di Secondogliano a Napoli, ha vissuto in una villetta a Massa e Cozzile, dove poi la Squadra Mobile di Catania – con il supporto dei poliziotti toscani – lo ha arrestato.
Attorno a lui una macchina organizzativa per assicurargli documenti falsi, covo, protezione. La magistratura fiorentina ha indagato, attivando intercettazioni e facendo una miriade di riscontri. E si è anche aperto un processo con imputati alcuni favoreggiatori toscani, alcuni parenti del latitante (come il nipote Giuseppe Coniglio e il genero Luciano Belgiorno) e il capo piazza dei Carateddi Lorenzo Christian Monaco.
Ieri davanti al Tribunale di Pistoia si è tenuta un’udienza cruciale. È stato sentito Concetto Bonaccorsi, diventato poi collaboratore di giustizia, che ha raccontato un po’ quello che aveva già dichiarato nel 2019 ai pm toscani. Ha ribadito che i parenti lo hanno aiutato semplicemente per un senso del dovere familiare e non per altre motivazioni. “Mio nipote Giuseppe Coniglio mi disse che si sarebbe interessato a trovarmi una casa a Firenze e contattò uno dei suo cugini che si chiamano Arcidiacono che stavano a Montecatini”, ha raccontato.
Inoltre ha spiegato che da Catania gli hanno “reperito un documento falso” che gli ha permesso di “muoversi tranquillamente” insieme a sua moglie. Quando è stato catturato, infatti, stava preparando il barbecue proprio con la consorte. “Il denaro me lo inviavano da Catania”. E sarebbe stato proprio Cristian Lorenzo Monaco “quello che mi mandava i soldi tramite mio nipote Giuseppe Coniglio”. Inoltre i due sarebbero stati in contatto “perché trattavamo la droga”.
Più volte Bonaccorsi ha spiegato che gli Arcidiacono non sarebbero stati a conoscenza del fatto che la villetta sarebbe servita per la sua latitanza. Una versione però che non convince la magistratura vista la natura di alcune intercettazioni. Da cui invece emergerebbe la piena consapevolezza di quanto stava accadendo.
Al termine dell’audizione del collaboratore di giustizia, la procura ha discusso la requisitoria e formulato le richieste di pena. Hanno chiesto di condannare a 4 anni Concetto Arcidiacono, Luciano Belgiorno, Giuseppe Coniglio e Lorenzo Christian Monaco. Mentre sei mesi è la richiesta avanzata nei confronti di Natalina Ferrarini e Agatino D’Emanuele.
Non è passato molto tempo dalla cattura in Toscana, che Concetto Bonaccorsi ha maturato la scelta di diventare collaboratore di giustizia. Seguendo anche l’esempio del figlio Salvuccio. Quando la notizia del suo pentimento è arrivata a Catania è stato un boccone amaro per molti. Molti parenti lo hanno pubblicamente rinnegato.