Ma come sarebbe andata senza i vaccini? Vale la pena di chiederselo, mentre speriamo che il declino dei contagi sia l’indicazione della via d’uscita dal Covid. La risposta è univoca: forse non saremmo qui a parlarne, con uno stato d’animo differente, forse saremmo ancora ai tempi della fila delle bare e avremmo versato molte più lacrime di quelle che sono state già tragicamente versate.
Un anno di vaccini
Un anno fa, all’hub vaccinale della Fiera del Mediterraneo iniziavano le inoculazioni. “Circa 800mila le somministrazioni in un anno di lavoro, cui si sommano 40mila pratiche gestite dall’ufficio green pass e quasi un milione di tamponi. Alla Fiera sono stati vaccinati per lo più soggetti vulnerabili (188mila) e di età superiore ai sessant’anni (113mila); la fascia dei bambini tra i 5 e gli 11 anni, per i quali la campagna vaccinale è partita a dicembre, conta oltre 23mila vaccinati”. La nota è di Stefania Moretti, la giornalista che cura la comunicazione dell’Ufficio del commissario. La sua è una storia di passione che ha portato una ragazza dal Lazio alla Sicilia: “Perché mi sono innamorata di questa terra”. Ed è l’unico frammento che si può attribuire a una professionista sempre puntuale, quanto discreta. Anche il resto è una storia di passione e di facce da raccontare.
Dalla Dad alla trincea
Roberta Coppola, vent’anni, nel grande padiglione che è il cuore della struttura, si occupa della mole di dati che scorre sui pc ogni giorno. E’ lei a campeggiare nella foto d’apertura. “Dopo la scuola, che ho affrontato in Dad, ho letto un annuncio su Facebook e mi sono presentata alla selezione – racconta Roberta -. Studio, sono iscritta a Scienze della comunicazione e nel frattempo lavoro qui, cercando di essere utile. Spero che, prima ancora che possa laurearmi, il Covid sia sconfitto. Ho visto la pandemia da vicino: una esperienza difficile, ma molto formativa umanamente”.
‘Verso la normalità’
Dietro una tendina che rammenta un sipario a disbrigare altre faccende amministrative, nel settore della segreteria, ci sono Andrea Giordano, Gaetano Scancarello, Alberto Cataldo, con Marcello Capetta, del ‘front office’ che è passato per un caffè. Ogni comunità è una trama di passi che si incrociano, sguardi e parole, con risultati alterni. Qui si respira l’unità di una vera squadra. Parlano insieme: “Siamo in una fase più leggera, vedremo quali saranno i prossimi sviluppi del Covid, possiamo sperare che, gradualmente, se non ci sono colpi di coda, si proceda verso una convivenza pacifica. Abbiamo avuto amici che sono finiti in rianimazione, nelle prime fasi, e abbiamo capito ancora di più quanto il vaccino sia importante, l’arma risolutiva”. “Siamo diventati una grande famiglia al servizio della collettività e della buona sanità – dice Marcello Capetta – un gruppo guidato dalla sinergia tra gli uffici e dallo spirito di collaborazione che ci ha fatto affrontare e superare ogni problema che si è manifestato in questo anno molto faticoso”.
Gaetano Sancarello, Andrea Giordano, Marcello Capetta, Alberto Cataldo
L’investimento e il futuro
“Sono state investite tante risorse su di noi – continua Anna Sciabica – e abbiamo ripagato la fiducia con il lavoro. Questa esperienza non andrebbe dispersa, perché rappresenta un sostegno per tutta la comunità, a livello sanitario. Noi siamo qui, con il sole e con la pioggia, esposti a un maggiore rischio di contagio, visto la particolare utenza. Certo, prendiamo uno stipendio, ma il nostro senso del sacrificio segue una precisa vocazione e non bada alle lancette dell’orologio”. Sono parole che ricalcano un concetto che qui è ben presente. Chiosa il dottore Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid a Palermo: “Di quest’anno porteremo dentro tutto: l’abnegazione dei ragazzi, molti dei quali alla loro prima esperienza professionale; i tanti problemi affrontati e risolti uno a uno, con pazienza e voglia di lavorare insieme; la fiducia delle persone che nasceva in un attimo, bastava parlare qualche minuto con i nostri medici. Oggi tutto quello che abbiamo costruito sembra scontato, ma all’inizio non c’era”.
Anna Sciabica
‘Sempre con il sorriso’
“E’ stata ed è una stagione molto forte dal punto di vista dei sentimenti e delle emozioni – racconta all’ingresso Barbara De Luca, volontaria della Protezione civile -. La cosa importante è mantenere sempre il sorriso. Abbiamo incontrato tante persone bisognose di aiuto, di consiglio. Io ho visto tanto smarrimento e poi tanta felicità, dopo la vaccinazione”. Non sono mancati i lutti. Un ragazzo della Protezione Civile, Tony Ferrante, è stato portato via dal Covid. Si sarebbe sposato con la sua Rosanna, ma, purtroppo, non ha fatto in tempo.
Barbara De Luca
Tra Orietta Berti e Gianni Morandi
L’ufficio organizzazione logistica dirige il traffico nei corridoi dei vaccini. Alle sue pareti ci sono degli ironici santi protettori in effigie cartacea: Orietta Berti, Gianni Morandi e Iva Zanicchi. Ecco, tra gli altri, Carlo Bileddo e Virginia Denaro: “Abbiamo cominciato con le forze dell’ordine e gli over ottanta – raccontano – e non è stato semplice gestire migliaia di utenti, perfino seimila al giorno. C’è venuto incontro un popolo che aveva bisogno di rassicurazioni e di sperare che si potesse uscire dal tunnel. Avere a che fare con la fragilità è un passaggio che, a sua volta, mette a nudo le tue fragilità e ti aiuta a crescere. Questo è quello che sta succedendo in una comunità, molto coesa, che si è trovata sul campo con la formazione necessaria, ma che ha dovuto imparare molto in corso d’opera”.
Virginia Denaro, Carlo Bileddo
Nel corridoio vaccinale
Maria Vita Gabriella Pantaleo è un medico vaccinatore. “La tipologia di chi viene qui – spiega – è varia. C’è il fiducioso, c’è l’ansioso, c’è l’arrogante e c’è il no vax che magari ti insulta, perché si sente costretto. Non abbiano altra arma che il vaccino, è evidente. Cosa facciamo quando ci insultano? Sappiamo come comportarci. Ecco…”. La dottoressa sorride e assume una posizione di relax, adatta per non perdere la calma.
I fiori sul tavolo
Si ritorna al punto di partenza, in questo gioco dell’oca che non lascia indifferenti, perché si tocca l’abnegazione e qualcosa di più delle azioni di chi corrisponde con una prestazione al suo stipendio. Si percepisce un sentimento di familiarità, senza retrogusti tossici. Nell’ufficio del commissario, Rosario e Giusy coordinano, mentre lui è in giro a controllare. A un tavolo ci sono Giuseppe Santoro, Gabriele Macaluso, Antonino Ganci e Giuseppina Carlino. Le voci tratteggiano l’epoca del Covid: “Si cerca di portare avanti una sanità di prossimità – spiegano i ragazzi – che sia più vicina alle persone ed è un modello a cui non si dovrà rinunciare”. Giusy rievoca la vicenda, per fortuna a lieto fine, di una persona cara strappata alla morte da pandemia e i suoi occhi si inumidiscono: “Sono stati momenti terribili, mancava pure l’ossigeno”. Lo sguardo, infine, si posa sui fiori per Eugenia Blandino, che a questo tavolo, lavorava e adesso non c’è più, come siamo stati costretti a raccontare. Di lei, nell’immediatezza della tragedia, coloro che le volevano bene dicevano: “Eugenia parlava spesso del fatto che era una precaria, ma lo faceva con leggerezza. Era logico, diceva, aspettarsi che un giorno saremmo stati separati, alla fine della pandemia, noi che stiamo così bene insieme. Si dispiaceva un po’, ma aveva sempre quel suo sorriso bellissimo per farsi coraggio. E questo sorriso, oggi, ci manca moltissimo”. Una vera squadra non abbandona mai nessuno. Tutto porta con sé. E non dimentica.
Giuseppe Santoro, Gabriele Macaluso, Antonino Ganci, Giusy Carlino.