Corruzione, parla Renato Costa

Costa: “Corruzione nella Sanità? Il Covid non ha insegnato nulla”

Lupo-Cerrito. Il commento dell'ex commissario, medico e sindacalista
PALERMO
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“Come medico sono molto dolorosamente colpito da quello che leggo sui giornali”.

Il dottore Renato Costa, primario di Medicina nucleare al Policlinico di Palermo, responsabile per la Sanità della Cgil Sicilia, già commissario Covid di Palermo, ha, come tutti, letto le pagine delle intercettazioni e delle cronache sull’inchiesta per corruzione che coinvolge il dirigente Asp Franco Cerrito e Mario Lupo, presidente di Adi Scarl 24 e Samot. Ora, commenta “con sofferenza”.

Quanto è grande questa sofferenza, dottore Costa?
“Direi che è molto ampia per me e per tanti altri. Sono vicende che feriscono le persone perbene che esercitano la nostra professione, in un momento difficile, in cui si tende a smantellare il pubblico che noi difendiamo con le unghie e con i denti”.

Mi scusi, che c’entra la sanità pubblica con la cronaca giudiziaria recente?
“Col fatto specifico non direttamente. C’è però un contesto da tenere presente: se la sanità fosse gestita tutta dal pubblico puro, senza ricorrere a intermediazioni esterne, ritengo che i fenomeni corruttivi certificati o ancora presunti scomparirebbero”.

Insisto: alcuni penseranno a una presa di posizione meramente ideologica…
“Lo pensino pure, ma i fatti sono fatti. Con la pandemia, grazie alla struttura commissariale, avevamo messo in campo una capillare rete di assistenza. Un esperimento che avrebbe dovuto costituire l’ossatura del sistema, se solo fosse diventato la normalità. Facevamo medicina del territorio, accessibile a tutti, senza favoritismi e liste d’attesa. Poi si è scelto di non proseguire oltre, perché il Covid non ci ha insegnato niente”.

Cosa avrebbe dovuto insegnarci quella immensa tragedia?
“A mettere in piedi una vera rete assistenziale, domiciliare e pubblica, riservando gli ospedali solo per i casi gravi. D’altra parte è un paradigma incardinato nelle legge regionale numero cinque, purtroppo disapplicata”.

I risultati, oggi, quali sono secondo lei?
“Che è stata messa in un angolo una prospettiva importantissima, a saldi quasi invariati: la possibilità di una vera assistenza, gestita dal pubblico, senza intermediazioni, né possibili derive patologiche. Mi rendo conto che quella proposta, forse, aveva per qualcuno il torto di funzionare e di scardinare centri di potere”.

In conclusione?
“Lo ripeto con rammarico: il Covid, davvero, non ci ha insegnato nulla”.


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