PALERMO – Boss di prima grandezza, fedelissimo del padrino di Corleone Totò Riina, ma anche trait d’union tra Cosa nostra e ambienti dei Servizi Segreti: è il ritratto che, nel corso della requisitoria di oggi, la procura generale fa del boss Nino Madonia, imputato della morte di Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, assassinati a Villagrazia (Pa) il 3 agosto 1989.
Il sostituto procuratore generale Umberto De Giglio che, dopo l’avocazione, rappresenta in abbreviato l’accusa al processo a Madonia, ha descritto al gup il contesto in cui il delitto sarebbe maturato. Un contesto che, per le caratteristiche e il ruolo del boss di Resuttana, avrebbe coinvolto anche apparati deviati degli 007. Nino Agostino, agente di polizia che lavorava per i Servizi e dava la caccia ai latitanti mafiosi, avrebbe eliminato la vittima proprio per paura che questi rendesse noti i suoi rapporti con gli 007. La Procura Generale, che ha scelto di avocare l’inchiesta della Procura di Palermo dopo la richiesta di archiviazione presentata dai pm del primo grado, ha anticipato all’udienza di oggi la richiesta di condanna per Madonia ma formalizzerà l’istanza al termine della requisitoria che si concluderà lunedì prossimo.
La parola passerà poi alle parti civili e, il 5 febbraio, alle difese. Gli altri due indagati per la vicenda, il boss Gaetano Scotto e un vicino della vittima, Francesco Paolo Rizzuto – entrambi a differenza di Madonia hanno optato per il rito ordinario – sono ancora in fase di udienza preliminare. Il procedimento a loro carico si terrà il 14 gennaio. Scotto risponde di omicidio, Rizzuto di favoreggiamento aggravato.
(ANSA).