La protagonista di questa storia, in una recente mattina, è andata al cimitero dei Rotoli per deporre un fiore sulla tomba di famiglia, per il padre.
Grande e giustificata è stata la sua sorpresa quando ha notato che sulla cara lapide c’erano corone di fiori freschi e sul marmo la foto di uno che non c’entrava niente con la capella familiare. Chi era il morto “straniero” in effigie, catapultato erroneamente fin laggù?
Era – come narra la protagonista e come è saltato fuori dopo le ricerche del aso e la verifica della data di nascita e di morte – Tanino Lo Presti, boss coinvolto nell’ultima grande retata antimafia, suicida in carcere al Pagliarelli. Che ci faceva il boss mafioso in una sepoltura che, con tutta evidenza, non gli apparteneva? “Ai Rotoli – spiega la protagonista di questa storia che intende restare anonima – mi hanno detto che è stato uno sbaglio di loculo e che provvederanno presto a rimuovere la salma e a collocarla nella sua legittima sepoltura. Può capitare, comprendiamo. E poi il dolore è dolore per tutti”.
“C’è stato un errore materiale nel provvedimento – spiegano i vertici del camposanto -. Certo, qualcuno poteva accorgersene. La rettifica è già stata firmata e gli operai provvederanno alla correzione”. Nel frattempo il boss riposerà in una tomba non sua, adornato di fiori freschi, in compagnia di estranei.