Il brigadiere e Gabriele Santapaola: “Truffe per favorire la mafia”

Il brigadiere e Gabriele Santapaola: “Truffe per favorire la mafia”

Le accuse della procura di Catania contro Paolo Marragony

CATANIA – Truffe sui finanziamenti Covid per favorire la mafia. Il brigadiere capo dei carabinieri Paolo Marrangony è uno degli arrestati dell’operazione Lockdown, da uomo di Stato sarebbe diventato “risorsa umana indispensabile al gruppo criminale”.

Esperti contabili, imprenditori, un fiume di fondi covid e un ex rapinatore, Gabriele Santapaola, fratello di ‘Coluccio’, avrebbero collaborato col carabiniere “responsabile della preparazione – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – della falsa documentazione fiscale e amministrativa necessaria per le richieste di finanziamento intestate ai prestanome”.

Il brigadiere e le accuse

Tutti lo conoscevano come carabiniere, uomo in divisa, brigadiere capo. Una volta finito il turno, Paolo Marragony sarebbe passato al secondo “lavoro”: braccio contabile di Gabriele Santapaola.

Non solo un compilatore, il brigadiere “interveniva nella predisposizione della documentazione riportante informazioni non veritiere”. In prima persona, attivava i conti correnti alla Unicredit di Catania, apriva le caselle di posta elettronica certificata e preparava bilanci, dichiarazioni dei redditi e aggiornava le varie informazioni all’agenzia dell’entrate nell’interesse delle varie società del sistema.

“Lui trova – registrano le cimici della procura etnea – chi gli fa i documenti ma non trova chi gli fa i contestuali perché non li sanno fare identici e gli estratti conto, che essendo articolati, sono difficili”. “Però – registra la polizia – gli importi di quanto li devo fare? Perché poi questa persona che lavorerà, che è un povero disgraziato, gli arriveranno le tasse. Se non mi dice l’importo di quanto è il mutuo, io come faccio? Ad occhio lo faccio io?”. Da queste intercettazioni emergerebbe che “era Marragony ad attivare i conti correnti online – scrivono i magistrati – e le partite iva, disponendo l’indagato di un accesso Telemaco”.

“Subordinato a Santapaola”

Gli inquirenti parlano di una subordinazione “gerarchica” del carabiniere a Gabriele Santapaola e all’esperto contabile Pilato. Il carabiniere forniva anche consigli al fratello di ‘Coluccio’, come quando fu fermato dalla polizia senza patente: “Suggeriva – si legge negli atti – di riferire al personale della polizia di Stato lo stato di regolare presentazione della denuncia”.

Pochi giorni dopo è lo stesso Pilato a sollecitare Marragony a formalizzare la denuncia di smarrimento della patente di Santapaola, ma c’erano problemi di linea alla motorizzazione.

La polizia ha verificato che nella stazione dei carabinieri di piazza Verga, dove era in servizio Marragony, era stata presentata una denuncia di smarrimento della patente da parte di Gabriele Santapaola. Nel frattempo quest’ultimo aggiornava il carabiniere sule pratiche che stavano per andare in porto, in alcuni casi grazie a “un escamotage” per superare “il rigetto di Unicredit”.

L’occhio “vigile” del brigadiere

Il carabiniere indagato monitorava lo stato di avanzamento delle pratiche depositate per ottenere i fondi stanziati per fronteggiare la crisi economica connessa all’emergenza covid. Non a caso, il brigadiere era in possesso delle credenziali per accedere direttamente ai conti correnti dei beneficiari e scattava la distribuzione dei soldi.

Appuntamento a San Cristoforo

Il carabiniere e Santapaola si incontravano a San Cristoforo, uno dei quartieri maggiormente a rischio di Catania, anche per la consegna “a domicilio” della denuncia di smarrimento della patente e del permesso provvisorio di circolazione. Il militare dell’Arma avrebbe “utilizzato indebitamente la banca dati di polizia” e comunicava attraverso chat criptate su telegram o whatsapp con gli altri indagati. Sullo sfondo c’è un rapporto molto stretto con Santapaola, Marragony avrebbe identificato il ladro del telefonino della figlia di Santapaola: quest’ultimo sarebbe andato a recuperarlo direttamente nella sua abitazione.

I “traccheggi”

Il militare sarebbe anche andato in ferie per predisporre le pratiche dei finanziamenti covid. Durante l’apertura di alcuni conti, ricostruiscono gli investigatori, si sarebbe reso conto che alcuni codici “presentavano irregolarità”. “Di due online – dice intercettato – non mi hanno fatto aprire il conto, quindi non vorrei che se non apri il conto è inutile che facciamo traccheggi hai capito?”. Il brigadiere avrebbe anche inventato gli impieghi di alcuni “imprenditori” che presentavano richieste di finanziamento: “Non ti scrivo la professione – dice – perché ovviamente dobbiamo cambiarla”.

L’ossequio

“Marragony manifestava la sua completa disponibilità, anche per la risoluzione di questioni di carattere personale riferibili a Santapaola, quasi con atteggiamento ossequioso della sua caratura criminale – scrive il tribunale di Catania – . Questo dato dimostra la preordinazione delle sue condotte al soddisfacimento degli interessi del clan mafioso, all’interno del quale Santapaola rivestiva una posizione apicale, e dei bisogni afferenti alla sfera privata di Santapaola. I proventi di tali attività illecite erano destinati al clan mafioso”. Il carabiniere sarebbe stato “consapevole” e avrebbe avuto “piena contezza” nell’agevolazione del sodalizio mafioso. La personalità del militare sarebbe permeata da una pericolosa indifferenza nei confronti dell’ordine e della legalità dello Stato. Il suo coinvolgimento – conclude il Gip – all’interno dell’organizzazione criminale non si limita a un mero status di affiliato, ma assume contorni più inquietanti in virtù del ruolo attivo che vi ricopre”. Su queste basi, sono scattate le manette.


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