PALERMO – Il ”buco” più clamoroso lo fa registrare Riscossione Sicilia. Nel 2014, anno dell’ultimo bilancio approvato, il passivo è di 14 milioni e mezzo di euro. Più che un buco, una vera e propria voragine quella certificata dal rendiconto generale della Regione. E pur non essendo un caso isolato, la società guidata da Antonio Fiumefreddo è forse l’emblema di come le partecipate rappresentino una spina nel fianco per le casse regionali. Per Riscossione Sicilia, il segno ”meno” sembra un trend inarrestabile. Dal 2010 si sono accumulate perdite per circa 30 milioni. Un’emorragia che ha ”costretto” l’Ars a correre ai ripari. Nell’ultima finanziaria, tra le polemiche, Sala d’Ercole ha dato il via libera alla ricapitalizzazione della società, assegnando 13 milioni e 900 mila euro.
La stessa legge di stabilità che è venuta in soccorso anche di un’altra società partecipata in ”rosso”. Secondo le cifre contenute nel rendiconto della Regione, dal 2010 Sviluppo Italia Sicilia ha accumulato perdite di poco superiori a sette milioni di euro. Per ”salvare” la società, l’Ars ha previsto la creazione di un fondo presso l’assessorato per l’Economia con una dotazione, per il 2016, di un milione e 200 mila euro.
In ”rosso” anche i conti della Airgest, società che gestisce l’aeroporto di Trapani. Dopo aver chiuso con un utile di un milione e mezzo di euro il 2013, negli ultimi due bilanci si è registrata una netta inversione di tendenza. Nel 2014 le perdite hanno superato i quattro milioni e mezzo, mentre nel 2015 sono state di due milioni. E per restare nel settore, male anche la Società degli interporti siciliani, che tra il 2011 e il 2014 fa segnare perdite complessive per tre milioni e 200 mila euro.
Non va meglio alla Seus. La società che gestisce il servizio di 118 in Sicilia ha chiuso il 2014, anno dell’ultimo bilancio disponibile, con un passivo di 449 mila euro. Un segno ”meno” dopo tre anni di cifre in positivo, con il 2013 che si era concluso con un utile di oltre 2 milioni. Ha fatto peggio Mercati Agro-alimentari della Sicilia, che fa segnare un ”buco” di circa 5 milioni. Anche se, per la prima volta dal 2010, nell’ultimo bilancio approvato, quello del 2014, si segnala una timida ripresa, con un utile di 68 mila euro. Saldo negativo di oltre quattro milioni di euro negli ultimi sei anni per il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia. Dopo cinque anni di perdite, però, la società ha chiuso il bilancio del 2015 con un guadagno di 686 euro.
Nel rendiconto della Regione, poi, non mancano le ”bacchettate” alle partecipate per non aver rispettato alcune prescrizioni. La Seus, ad esempio, non ha redatto il piano operativo strategico, ma ”solamente il piano dei servizi e del personale e il piano economico attuale”. Sicilia emergenza urgenza sanitaria ”ha adottato soltanto il piano operativo strategico 204/2016”, che manca invece al Parco scientifico e tecnologico. E come se non bastasse, da parte delle partecipate ”si è rilevata una certa tendenza al ritardo nell’adeguamento alle prescrizioni o agli atti di indirizzo dell’autorità regionale”, hanno messo nero su bianco il ragioniere generale Salvatore Sammartano e la dirigente del servizio Gloria Giglio.
Nell’ambito dei controlli, inoltre, sono state rilevate due cause di inconferibilità nelle nomine di organi societari. Per il consiglio di sorveglianza di Sicilia patrimonio immobiliare è stata accertata ”l’incompatibilità del presidente pro tempore Antonio Fiumefreddo”, che essendo già alla guida di Riscossione Sicilia, ha rassegnato le dimissioni dall’incarico di Spi. Caso analogo per un componente designato del consiglio di amministrazione della Mercati agro alimentari, Maria Concetta Fiore, incarico incompatibile con la carica di consigliere comunale a Vittoria.
Ma nel documento c’è anche dell’altro. La Ragioneria generale, tra le altre cose, segnala che nei mesi di ”ottobre, novembre e dicembre del 2015 è stato accertato il superamento del limite dei compensi dell’Amministratore unico di Sicilia e-servizi”, Antonio Ingroia. Compenso, sottolinea il rendiconto, ricondotto con una delibera assembleare a maggio all’ammontare previsto dalle legge regionale.