CATANIA – Parte dall’aula magna del Rettorato dell’Università catanese l’augurio dell’ex segretario di Stato vaticano, il porporato Tarcisio Bertone, all’indirizzo di monsignor Francesco Montenegro, il vescovo di Agrigento che nel concistoro di febbraio verrà creato cardinale da Papa Bergoglio: “Esulta giustamente la Sicilia, è sicuramente un dono del Santo Padre a questa terra, un dono al mondo mediterraneo”. Nella decisione presa da Francesco, il capo emerito del governo dello Stato più piccolo al mondo intravede un chiaro segnale da leggere a più livelli, compreso quello politico-diplomatico: “La Sicilia – ha spiegato il cardinal Bertone – è una porta aperta alle culture del Mediterraneo, alla grande Storia. E Questa Storia può insegnare anche all’insegna della grande tradizione della Chiesa, della Chiesa universale e della Chiesa siciliana in particolare”.
Una missione dall’alto valore morale che può vedere protagonista un territorio che almeno geograficamente fa da cuscino tra due continenti. La gestione degli sbarchi dei migranti è stata finora un banco di prova importante. In questo ruolo la Sicilia si trova ad aver dunque due componenti dentro il sacro collegio. Montenegro troverà al suo interno, infatti, anche l’acese Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, figura che condivide peraltro con Bertone il curriculum diplomatico: “La Chiesa siciliana – ha detto ancora il porporato – può insegnarci oggi come impostare i nostri rapporti, le nostre relazioni e come condividere i valori più alti che promuovono le persone e lo sviluppo integrale dei popoli”.
Ed è appunto di rapporti internazionali che Tarcisio Bertone è venuto a parlare a Catania. L’invito del rettore Giacomo Pignataro è stato di presentare presso l’Università il volume a firma dello stesso cardinale, “La diplomazia pontificia in un mondo globalizzato”, pubblicato per i tipi della Libreria editrice vaticana. Guardando il gonfalone storico dell’Università etnea, il cardinale ha poi aggiunto: “Vi invito a riflettere su quanto detto da Papa Francesco, che deve fare prendere coscienza che anche nella espressione delle nostre libertà dobbiamo avere certi limiti e rispetto degli altri”. Il riferimento è a quanto dichiarato dal pontefice sui recenti fatti che hanno coinvolto la Francia e la redazione di Charlie Hedbo. “Non dobbiamo tornare indietro – ha aggiunto – nella stagione dei diritti fondamentali delle persone umane e dei popoli. E’ una grande stagione che ha visto la formulazione di dichiarazioni universali che sono alla base del convivere civile”. E ancora: “Però, come ha detto bene il Papa – ha concluso Bertone – non c’è la libertà di offendere e soprattutto la libertà di offendere i sentimenti più profondi delle persone e di popoli, come sono i sentimenti religiosi”.