PALERMO – La mafia è una questione di famiglia, il testimone del potere sarebbe passato da fratello in fratello. Il blitz della squadra mobile nella notte ha azzerato il mandamento mafioso della Noce e bloccato i traffici di droga in mezza città.
Tra i personaggi principali dell’operazione, coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia, dall’aggiunto Vito Di Giorgio e dai sostituti Giovanni Antoci e Andrea Fusco, spiccano quelli di Fausto Seidita e Vincenzo Tumminia con la benedizione di un vecchio boss scarcerato, Pierino Di Napoli. Il primo avrebbe preso in mano le redini della famiglia di Cruillas e dell’intero mandamento della Noce, mentre Tumminia guiderebbe la famiglia di Altarello.
Chi sono Fausto Seidita e Vincenzo Tumminia
Entrambi hanno trascorso diversi anni in carcere per mafia e sono fratelli di Carmelo Giancarlo Seidita e di Pietro Tumminia, arrestati il 25 maggio e il 19 luglio 2022 e condannati il 24 aprile 2024. Il primo a vent’anni, il secondo a 12 anni di carcere.

I Seidita sono stati tra i fedelissimi dei Lo Piccolo di San Lorenzo. Sarebbe stato, infatti, Salvatore Lo Piccolo, nel 2008, a decidere di affidare il potere a Giancarlo Seidita che successivamente venne arrestato. Nel 2018 finì scontare la condanna, quattro anni dopo era di nuovo in carcere. L’inchiesta di oggi svelerebbe il passaggio del potere nelle mani del fratello.

Stessa cosa nel caso dei Tumminia. Anche Pietro era stato arrestato nel 2008 e scarcerato nel 2020. Nel 2022 il nuovo arresto nello stesso blitz di Giancarlo Seidita. La famiglia Tumminia era legata al padrino di Pagliarelli Antonino Rotolo. Per questo rischiò di essere messa ai margini. Lo Piccolo avrebbe voluto morti tutti gli uomini di Rotolo.
Per Tumminia le cose cambiarono in fretta. Si era guadagnato la stima di Lo Piccolo, che aveva messo le mani su gran parte della città di Palermo, e scelse Pietro Tumminia per la famiglia di Altarello. Oggi l’arresto dei due fratelli disegna una linea di continuità nel potere mafioso.
A rappresentare la continuità c’è soprattutto Pierino Di Napoli, tornato a Palermo nel novembre 2020 dopo un lungo periodo di detenzione nel carcere di San Gimignano. Qualcuno raccontava che “l’altra volta parlavamo con lo zio Pierino, dice ‘me lo devi mandare… me lo devi mandare’.
Di Napoli avrebbe voluto incontrare Giancarlo Seidita, ma era meglio essere prudenti. E così Seidita avrebbe declinato, almeno in quella fase, l’invito: “No, no lascia stare da tutti i lati si calano”. Il rischio di essere scoperti dei poliziotti era troppo alto.
