PALERMO – Il gran circo del rimpasto continua a tenere banco nella politica regionale. Mentre ancora aleggia sui conti della Regione una tragica incertezza che promette pochissimo di buono, il dibattito politico continua a essere monopolizzato d questioni di poltrone. Con al centro le sorti della deputata regionale Luisa Lantieri, nominata da Rosario Crocetta assessore alla Funzione pubblica. Poltrona traballante per via degli strali lanciati da Sicilia Futura, che quella nomina non ha mandato giù, incassando la solidarietà dei renziani del Pd. La vicenda, una di quelle che appassionano i siciliani alla stregua di un convegno sulla filosofia dell’identità di Schelling, finirà nelle prossime ore addirittura al centro di un confronto romano, tra il governatore e il partito nazionale. L’ennesimo pretesto per proseguire la guerra di logoramento tra Crocetta e i renziani di Davide Faraone, conflitto in cui da mesi il Pd si è incartato con un conseguente aggravarsi dello stallo nell’attività delle istituzioni regionali.
E sì, nel grande circo della maggioranza, all’onorevole Lantieri da Enna tocca, suo malgrado il ruolo di donna-pretesto. Perché è fin troppo evidente come, dietro la querelle sulla sua nomina, ci sia solo lo scontro senza fine tra quel pezzo di Pd, Crocetta e Cracolici-Raciti in testa, che vuole portare avanti la legislatura, e quell’altro pezzo, Faraone e Cardinale in testa, che lavora per elezioni anticipate. Un pretesto utilizzato da entrambi gli schieramenti contendenti, mentre ben altre e più sentite priorità dovrebbero monopolizzare l’attenzione della coalizione chiamata a governare la Sicilia.
Le obiezioni politiche sollevate da Sicilia Futura (incertezza dei confini della maggioranza, scarsa chiarezza sul programma di governo, mancanza di confronto organico tra alleati) sono tutte abbastanza fondate. Ma se la condicio sine qua non per risolvere il problema si riduce al siluramento dell’assessore in quanto reo di aver remato contro il progetto di federazione portato avanti da Cardinale, ecco che quegli stessi argomenti sfumano tutti di fronte all’evidente strumentalizzazione del caso. Gonfiato anche dalla questione legata al conflitto di interessi della neo assessore, precaria della Regione con potere, da assessore, di autoassumersi. Un tema, quello del conflitto di interessi, che riaffiora all’improvviso dopo essere stato ben poco avvertito, ad esempio, quando un governatore dipendente Eni trattava con l’Eni accordi discussi come quelli sulle trivelle. Sicilia democratica, con il presidente Nuccio Cusumano, ha parlato di “campagna di delegittimazione” ai danni della Lantieri. La deputata avrebbe pure pensato a fare un passo indietro, ma ora sembra intenzionata a resistere.
Crocetta, dal canto suo, ha sfruttato come d’abitudine l’attacco sul pretesto per un contropiede dei suoi. Il problema degli alleati (e della Sicilia) è la Lantieri? E parliamo della Lantieri, ha rilanciato il governatore, sfuggendo così alle altre, più fondate (e di interesse per i siciliani) obiezioni di merito sulla genesi del suo quarto governo in tre anni. Tanto che oggi, il coordinatore di Sicilia Futura Nicola D’Agostino, ha aggiustato il tiro, derubricando il caso Lantieri alla categoria “insignificanti fatti personali che potrebbero riguardare esponenti di governo” e tornando a puntare sui “fatti di rilievo politico”. Non è certo sostituendo un assessore (nel caso, circola il nome del dirigente regionale Amato), che tutte le obiezioni politiche sollevate dall’ala renziana nei confronti di Crocetta potrebbero evaporare. Troppo comodo sarebbe per il governatore, troppo ridicolo (ammesso che ancora un po’ di senso del ridicolo si trovi in giro) per i suoi oppositori renziani. Ma nella politica del pretesto, fa più comodo disquisire di Luisa Lantieri che guardare negli occhi il fallimento di un’intera coalizione.