PALERMO – Quando Baldo Gucciardi parla di sanità sembra di sentire un tecnico. Perché il neo assessore, che è succeduto a Lucia Borsellino dopo il pasticciaccio brutto del caso Tutino, tecnico lo è, facendo di mestiere il dirigente di azienda sanitaria, in aspettativa. Gucciardi è invece assessore politico, che più politico non si può. Con il suo ingresso in giunta, poco prima del terremoto scatenato dalla vicenda dell’intercettazione del mistero, il Pd ha inteso blindare il suo rapporto col governo regionale. L’obiettivo è quello di portare a casa dei risultati, che fin qui non si sono visti, per salvare il salvabile di una legislatura non proprio memorabile. Gucciardi vuole provarci senza perdere tempo. E il primo passaggio è quello dello sblocco delle assunzioni nella sanità siciliana.
Livesicilia incontra l’assessore all’Ars poco prima della giunta convocata proprio per approvare le linee guida per la modifica degli atti aziendali e per la rideterminazione delle piante organiche, atti propedeutici a una massiccia infornata di nuovo personale.
Assessore Gucciardi, partiamo proprio dal tema delle piante organiche. È la volta buona?
“Entro il 30 settembre, pena valutazione negativa dei direttori generali, dovranno essere approvati tutti gli atti necessari alla determinazione delle piante organiche. Una scadenza altrettanto perentoria è quella del 30 novembre per l’avvio delle procedure per i concorsi. Che comprendono stabilizzazioni, mobilità e i nuovi concorsi”.
Quanti posti si sbloccheranno?
“La stima è di circa quattromila unità tra Asp e aziende ospedaliere ivi compresi i policlinici universitari. Ieri (l’altroieri per chi legge, ndr) su questo tema ho incontrato i rettori delle tre università e i 17 direttori generali. Abbiamo parlato della modifica gli atti aziendali, che sono diciamo gli statuti delle aziende. Dai nuovi atti usciranno le professionalità che saranno necessarie. Molte piante organiche non hanno le professionalità ad altissima specializzazione che le nuove tecnologie richiedono, ad esempio statistici, ingegneri sanitari esperti in biotecnologie”.
La gestione della sanità richiede un rapporto strettissimo di collaborazione con il governo nazionale. Come si muoverà su questo fronte?
“La prossima settimana incontrerò il ministro per affrontare alcune tematiche. Tra cui quella della compartecipazione alla spesa sanitaria. Noi siamo al 49,4 per cento, se ci allineassimo a livelli delle altre regioni risparmieremmo circa 600 milioni all’anno”.
Insomma, dopo i sacrifici del piano di rientro Roma ci tratta ancora come spendaccioni. E questo è un governo che teoricamente dovrebbe essere “amico”…
“E questo è profondamente ingiusto. I risultati che abbiamo raggiunto non sono merito mio ma dell’assessore che ho sostenuto fino a due settimane fa, Lucia Borsellino, con cui sono in perfetta continuità. Il nostro bilancio della sanità è in attivo di quasi 30 milioni, siamo tra le prime dieci regioni italiane. E nel 2007 eravamo una ‘regione canaglia’. Sono inaccettabili certe parole delle regioni del Nord, qui abbiamo lavorato sodo”.
Roma se n’è accorta?
“Ci hanno riconosciuto proprio in questi giorni una premialità di 127 milioni perché sono stati raggiunti degli standard qualitativi che lo Stato ci poneva. Il bicchiere non è tutto pieno, ma mezzo pieno sì”.
Nell’altra metà del bicchiere ci sono le criticità. E non sono poche.
“Sì, per esempio la mancanza di personale, per cui ci stiamo adoperando”.
C’è anche una criticità seria legata alla logistica delle strutture, no?
“Sì. E spero di sbloccare a breve il finanziamento di 400 milioni, fondi statali per l’ammodernamento strutturale e tecnologico. Il che significa nuovi reparti, ristrutturazioni, attrezzature. C’è una pianificazione già approvata dal ministero, stamattina (ieri, ndr) ho concordato alcuni dettagli col ministero e la prossima settimana sarò io stesso presso gli uffici del ministero della Salute. La settimana prossima si potrà definire l’aspetto procedurale per sbloccare questi 400 milioni”.
Ci sono poi i fondi disponibili ma inutilizzati. Non trova che sia una cosa gravissima?
“C’è un ritardo da parte delle aziende sanitarie nella spesa dei fondi comunitari, devo capire perché. Ho percepito un certo ritardo”.
Dove si inceppa la macchina?
“C’è una difficoltà di spesa generale, che devo dire l’avvento di Falgares ha sbloccato”.
Le cronache dei giorni scorsi hanno puntato i riflettori su Villa Sofia, l’azienda in cui lavorava Matteo Tutino. Cosa intende fare su questo fronte?
“C’è un’ispezione in corso, mista, ministero-regione, ed è in corso da tre-quattro giorni. Sto aspettando i risultati di questa ispezione. Ho annunciato un’ispezione straordinaria, perché ho bisogno di fare la massima chiarezza”.
Senta, ma al di là delle responsabilità penali tutte da provare, con tutte le cautele del caso, l’inchiesta che ha coinvolto il dottore Tutino riporta all’attenzione la disastrosa commistione tra politica e sanità. Da cui non si esce. E che continuava sotto il governo che comunque lei sosteneva. Ma è davvero impossibile sperare in una sanità che si liberi da questo abbraccio mortale?
“È uno dei miei obiettivi. Spezzare questa commistione. Anche nell’immaginario collettivo, visto che credo che non ci sia in questo momento una grande immagine del sistema sanitario siciliano. Bisogna recuperare il profilo etico, lo ripeto a tutti da quando mi sono insediato. E la seconda cosa è l’umanità nell’azione del servizio sanitario. Mi riferisco ai comportamenti di buona educazione, di rispetto che ogni operatore deve avere nei confronti del cittadino. L’immagine della sanità pubblica parte da questi comportamenti, da un infermiere che sorride. Ecco perché ho chiesto e ottenuto la sospensione del servizio dell’operatore del 118 legato alla vicenda di Aldo Naro. Un operatore del servizio pubblico non si può permettere di esprimersi in maniera volgare e irriguardosa di fronte alla sofferenza delle persone”.
Una sanità più umana è un auspicio condivisibile. Ma visto che lei parla dell’immagine del sistema sanitario, le chiedo come si può recuperare quell’immagine se poi tocca leggere conversazioni tra questo o quell’amico del presidente che parla di liste di manager da nominare? E ripeto, quello era anche il “suo” governo, il governo del Pd.
“Questa tristissima vicenda deve segnare uno spartiacque. Il primario, l’operatore sanitario deve occuparsi del suo lavoro. La politica deve fare le sue scelte. Tolleranza zero su questo: il medico faccia il medico, l’assessore o il deputato facciano il politico”.
Le è pesato subentrare a Lucia Borsellino in questo modo?
“Io sono stato probabilmente il deputato che più ha sostenuto Lucia Borsellino anche in momenti drammatici come quello della morte di Nicole. Quanto torto avevano alcuni in quei giorni. Quante sciocchezze dette su una vicenda tragica che ha fatto soffrire tantissimo chi era responsabile della sanità pubblica. Io ho riflettuto a lungo. L’unico motivo che mi ha portato ad accettare di continuare l’operato di Lucia, è che il mio partito me lo ha chiesto. Sono stato scelto io perché il Pd ha considerato le dimissioni di Lucia Borsellino come un punto di non ritorno. E ho accettato anche per il grande rispetto che ho per l’opera di Lucia Borsellino che deve essere continuata”.
Ma secondo lei il Pd ha reagito adeguatamente alle dimissioni di Lucia Borsellino? In quella lettera di dimissioni il suo predecessore sollevava una questione etica nel governo. Le pare che il suo partito abbia dibattuto con la dovuta attenzione su queste accuse?
“Il Pd si è posto il problema. Bisognava cambiare verso, come si dice dalle mie parti. Il presidente della Regione ha ritenuto di chiedere al Partito democratico un impegno diretto nel governo di un deputato che era capogruppo. A me lo ha chiesto il mio partito e posso svolgere questa funzione solo con la consapevolezza che lo faccio in continuità con Lucia”.
Ha parlato con Lucia Borsellino dopo essersi insediato?
“Sì. In maniera privata ma ci ho parlato”.
Ci vuole raccontare cosa vi siete detti?
“No, per rispetto a Lucia. Era una conversazione privata”.