“Berlusconi? Sincero, ma inappropriato”. Nell’intervista esclusiva che I love Sicilia, il mensile di stili, tendenze e consumi in edicola da domani, ha realizzato a casa sua dopo la presentazione di “Baarìa”, il regista Giuseppe Tornatore torna sul commento al suo film del presidente del Consiglio: “Il premier – dice – ha citato solo una scena, ma il film gli è piaciuto nella sua interezza. D’altro canto, da un esperto di comunicazione come lui mi sarei aspettato una tempistica più appropriata: aver parlato prima della prima proiezione ha turbato critica e stampa, creando malumori”. Malumori che, però, per Tornatore, che adesso è candidato per l’Italia agli Oscar, non possono aver condizionato la giuria del Festival di Venezia: “Fatico a credere che Berlusconi possa aver condizionato la critica, la stampa e la giuria. Se così fosse direi che sarebbe più grave un condizionamento del genere che un eventuale tentativo di Medusa di farmi modificare il film. Cosa che, ci tengo a dire, non è mai successa: ho girato in totale libertà, nessuno mi ha chiesto di tagliare un dialogo o chissà cosa”.
Nell’intervista Tornatore descrive la sua Baarìa: “Bagheria – dice – ha perso tutti i treni. È un paese arroccato su posizioni politiche chiuse, antiche, mai aperte alla novità”. Una città che però ha conosciuto una generazione di grandi intellettuali, da Guttuso a Buttitta, da Dacia Maraini a Ferdinando Scianna: “Io ho fatto a tempo a conoscere quella Bagheria, in cui le inquietudini culturali scuotevano il dibattito, gli impedivano di appiattirsi, e ne vado fiero. Ho conosciuto Buttitta, Guttuso e tutti gli altri. Ho conosciuto le priorità della cultura e della politica”. Un centro che, però, gli ha dato grandi stimoli: “Essere nato a Bagheria – spiega il regista – è stato un grande vantaggio. Mi ha dato l’istinto a cercare, ad arrangiarmi: se fossi nato a due passi da Cinecittà probabilmente non sarebbe successo”.
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