Lo chef contro il racket | Quei 12 mesi di terrore - Live Sicilia

Lo chef contro il racket | Quei 12 mesi di terrore

Gli arrestati

Dietro la denuncia di Natale Giunta, che ha permesso di arrestare gli uomini del racket, il coraggio dei giorni difficili. Lo minacciavano. Lo vessavano. E lui si è ribellato.

PALERMO – Prima le telefonate. Poi, un’escalation di intimidazioni. Infine, la richiesta estorsiva: duemila euro a Pasqua e altrettanti a Natale per avere la “pace assoluta”. C’è tutto il repertorio e il linguaggio di Cosa nostra nella brutta storia capitata a Natale Giunta. Che ha avuto il coraggio di denunciare, potendo contare sull’appoggio e il sostegno di Confindustria Palermo.

Tutto inizia con una telefonata
Alle 15 del 3 marzo 2012 il telefono del ristoratore squilla. All’altro capo della cornetta c’è un tale Maurizio. In passato ha noleggiato le macchine agli sposi che si sono rivolti a Giunta per il catering. Ora chiede di potergli parlare. Di persona. Alle 17 si presenta nell’ufficio di Giunta, in via Enrico Albanese. È in compagnia di un uomo di 65 anni che, come racconta lo chef, prende la parola per rimproverargli di avere aperto una serie di attività senza alcuna autorizzazione. E le elenca pure. Una per una: il servizio mensa al porto di Palermo, il servizio catering e il punto bar al Teatro Massimo, lo show room di via Albanese. Per mettere le cose a posto bisogna pagare una cifra mensile. Alla conversazione partecipa un terzo uomo: 40 anni, basso di statura, capelli scuri e occhiali da vista spessi. Giunta non lo conosce, ma ricorda bene le sue parole: bisogna aiutare i detenuti che “la guardano in televisione”. Il riferimento è alle apparizioni di Giunta al programma Rai, la “Prova del cuoco”. Una quinta persona, dunque, non ancora identificata, avrebbe partecipato al tentativo di estorsione.

“Sono loro i miei estorsori”
Cinque giorni dopo Giunta si presenta in caserma. Denuncia e riconosce in foto Maurizio Lucchese e Antonino Ciresi. Quest’ultimo è un personaggio noto ai carabinieri. È nato a Monreale, ma vive da sempre nel rione Ballarò. Ha settantanni, una decina dei quali trascorsi in carcere per scontare una condanna per mafia ed estorsione. Negli ultimi tempi sarebbe tornato a muoversi nella zona del Borgo Vecchio dove ricade la sede della Natala Giunta services srl.

Gli uomini del pizzo alzano il tiro
Il 24 maggio 2012 gli estorsori alzano il tiro. Giunta torna dai carabinieri. Qualcuno ha lasciato un biglietto sul parabrezza della sua macchina: “Mettiti apposto un fari u’ sbirru picchi ti finisci mali”. Inevitabile che l’episodio venga collegato all’incontro di marzo. Inevitabile che la paura aumenti. Pochi mesi dopo la faccenda si complica. Il 27 novembre il ristorante ‘Sailem’ che Natale Giunta gestisce all’interno dell’area monumentale del Castello a Mare subisce un danneggiamento. La porta è stata forzata. Gli alcolici portati all’esterno del locale. Le stanze a soqquadro. Il 30 novembre Maurizio Lucchese torna a farsi vivo. “Ci sono i miei amici che ti devono parlare”, dice a Giunta. Un modo, secondo gli inquirenti, per mettere la firma sui danneggiamenti.

Una tanica di benzina al ristorante
Poi, silenzio. Fino a al 30 dicembre. Quando un metronotte trova una tanica di benzina e un accendino davanti all’ingresso del ristorante. È lo stesso locale dove la notte di Capodanno si verifica un ulteriore episodio. Giunta viene avvicinato da due sconosciuti. Gli dicono “è inutile che t’annachi, sei uno sbirro di merda, ricordati che qui comandiamo noi, sei un pezzo di merda amico dei carabinieri, tu stasera a casa non ti vai a coricare”.

La richiesta estorsiva in diretta
Il 7 gennaio Giunta riceve la visita di Alfredo Perricone e Giuseppe Battaglia. Stavolta, però, sono state piazzate le microspie. Il ristoratore conosce Perricone perché è assiduo frequentatore del suo ristorante. Una persona pulita, di buona famiglia, che abita in via del Granatiere e ha la fedina penale immacolata. Una sera Giunta, Perricone e le rispettive fidanzate sono pure andati a bere un drink in un locale. Ed è qui che Perricone, racconta lo chef, ad un certo punto gli chiede di appartarsi. Gli racconta di essere stato avvicinato da un gioielliere del Borgo Vecchio che sa tutto della denuncia presentata ai carabinieri. Conosce i minimi dettagli. E così si arriva al giorno della conversazione intercettata.

Pagare per avere “la pace assoluta”
Perricone spiega a Giunta che si deve mettere a posto: “A posto significa che praticamente qua dentro non verrà più nessuno perché praticamente siamo d’accordo tutti…. due a Pasqua più due a Natale”. Perricone e Battaglia dicono di essersi attivati per risolvere la questione. Così Battaglia: “E’ da questa mattina che siamo là… cioè non ti lascio immaginare i retroscena”. Ed è sempre Battaglia a spiegare come ha fatto a sapere che Giunta ha denunciato il tentativo di estorsione: “… l’importante che non l’hai fatta nominativa da parte mia (la denuncia ndr) Questo lo ha detto l’amico mio… tutte cose sanno, Natale”. Ed ancora Perricone lo tranquillizza. Pagando si sarebbe risolto tutto: “A Pasqua a me, quando vuoi tu. Quelli di Natale a Natale. Ma significa la pace assoluta e ti levi questo pensiero davanti i coglioni”.

 


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