Il "corriere della droga" | del carcere di piazza Lanza - Live Sicilia

Il “corriere della droga” | del carcere di piazza Lanza

Antonio Ranieri portava droga e altri beni ai detenuti. I particolari della condanna.

CATANIA Cocaina e marijuana. Nelle tasche dell’agente di polizia penitenziaria Antonio Raineri i colleghi e i carabinieri la sera del 3 novembre 2012 trovarono diverse dosi di stupefacente oltre a beni (vietati in carcere) destinati ai detenuti. Non ebbe scampo l’agente penitenziario quella notte: gli investigatori in accordo con la procura avevano pianificato una vera e propria trappola. Era ben conosciuto nella casa circondariale di Piazza Lanza, Antonio Raineri, condannato dalla Terza sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta dal Giudice Rosa Anna Castagnola, a tre anni e quattro mesi per aver svolto il ruolo di “corriere” per conto dei detenuti. Tutto dietro un corrispettivo di denaro, come dimostrato anche da un pedinamento svolto poche ore prima dell’arresto del 45enne.

L’AVVIO DELL’INCHIESTA. L’indagine, condotta dai carabinieri con il pieno supporto della polizia penitenziaria, prese avvio da informazioni acquisite attraverso confidenti o lettere “della possibile introduzione – si legge nelle motivazioni della sentenza – da parte di Raineri di merci di uso vietato all’interno della struttura sin dal 2009.” A indirizzare i sospetti che si trattasse proprio dell’imputato un piccolo particolare: le confidenze parlavano di un agente inteso “il carrapipano”, con cui si indicano gli abitanti di Valguarnera Caropepe in provincia di Enna. Stesso luogo di residenza dell’assistente di Polizia Penitenziaria, che venne sottoposto ad uno “stringente controllo”.

LA NOTTE DELL’ARRESTO. Raineri fu pedinato da quando uscì di casa, la sera del 3 novembre 2012, fino a quando non prese servizio a Piazza Lanza. L’agente non andò direttamente al posto di lavoro, ma prima fece due fermate. Le soste furono monitorate dai carabinieri che in fase di dibattimento hanno raccontato ai giudici di aver visto l’imputato fermarsi ben due volte in Corso Indipendenza. Nella seconda sosta, “all’interno del parcheggio di un condominio” dove prima è arrivato un uomo a bordo di uno scooter, Honda SH, “che si è fermato a parlare con il Raineri”. “Il soggetto alla guida dello scooter – scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza – estraeva una busta, un sacchetto del tipo di quelli utilizzati per la spesa di colore verde e lo consegnava al Raineri. Successivamente lo stesso individuo a bordo dello scooter SH prendeva dalla tasca delle banconote, le contava e le consegnava all’imputato. Dopo pochi minuti giungeva un secondo soggetto a bordo di altro scooter che si fermava anch’egli a parlare con il Raineri e l’altro individuo”. Intorno alle 22, nel reparto Simeto prima della conta notturna, l’agente è stato accompagnato nell’ufficio del comandante: alla domanda “hai capito perché siamo qui?” l’agente ha tirato fuori, spontaneamente, dalle tasche della mimetica diversi pacchetti chiusi con dello scotch marrone (lo stesso che i carabinieri hanno trovato nella sua macchina durante la perquisizione). A quel punto Raineri è stato arrestato e in fase di interrogatorio di garanzia al Gip “ammise” le sue responsabilità, “adducendo tutto ad un pagamento di debiti”. Versione, però, completamente ribaltata durante il processo, dove ha parlato invece di un “comportamento dovuto ad alcune minacce subite”.

LA MERCE E I “PIZZINI”. All’interno degli involucri sequestrati sono stati trovati, come ben elencato nelle motivazioni: “bevande alcoliche, confezioni di cartine per sigarette, spazzole per capelli, profumi, chiavette di archiviazione di massa USB e, in particolare, due pacchetti: uno contenente della polvere di colore bianca accertata essere cocaina per circa 6 grammi, ed un altro chiuso sempre con nastro adesivo marrone contenente sostanza stupefacente del tipo marijuana per un peso di circa 20 grammi. Nel suo portafoglio i militari e gli agenti penitenziari hanno trovato, oltre a 460 euro in contanti, un pizzino con scritto “sono un amico di Angelo ci possiamo vedere e le da il tutto,
dopodiché il giorno dopo dai risposta. 347XXXXXXX Andrea vediamoci prima del
3 gennaio “. Messaggi simili sono stati trovati anche nel suo armadietto “Caro Andrea, ….mi devi mandare un po’ di cosa e un po’ di coso, ok. Eventualmente anticipali tu 250,00 € e ti faremo il vaglia. Mandami risposta con lui stesso capito, o un telegramma …ciao fratello”. Pizzini che hanno condotto i giudici ad una sentenza di condanna e al convincimento che quanto accaduto non fosse un fatto “estemporaneo ed occasionale,
lo si deduce dalla chiara lettura delle lettere trovate nell’armadietto del Raineri – si legge nelle motivazioni – lettere in cui detenuti non meglio identificati, commissionavano proprio la consegna del “coso” (chiara allusione al fumo) o della cosa (la cocaina)”. Se fosse stato un caso isolato, dopo l’arresto poi i detenuti durante l’ora “del passeggio” non avrebbero commentato con gli agenti “finalmente ci siete riusciti a togliere
il corriere…”.

IL PROCESSO. Nel corso del dibattimento che si è svolto tra il 2013 e il 2014, con sentenza lo scorso febbraio, si sono susseguiti diversi testi. Dal comandante di Polizia Penitenziaria di Piazza Lanza, ai Carabinieri che hanno effettuato il pedinamento e la perquisizione di Ranieri. L’ultimo a salire sul banco degli interrogatori è stato l’imputato che – come detto – ha ribaltato completamente quanto affermato in sede di interrogatorio di garanzia. Il processo è terminato con la richiesta di pena del pm a 3 anni e sei mesi per droga, mentre i difensori  si sono rivolti al Tribunale chiedendo “l’assoluzione dell’assistito”, incentrando sulla l’arringa sulla “mancanza di consapevolezza da parte dell’imputato circa il fatto che taluni degli involucri sequestratigli contenessero sostanza stupefacente”.

LE ACCUSE. Per i giudici la condotta e l’apparato probatorio contenuto negli atti costituiscono il fondamento per la contestazione dei reati contestati a Raineri dall’accusa e cioè del “reato di detenzione a fine di cessione a terzi di sostanza stupefacente, sia del delitto di corruzione, del quale ultimo sussistono – si legge ancora nelle motivazioni – i presupposti tanto soggettivi, della sussistenza della qualifica di pubblico ufficiale, quanto materiali, ovverossia ricezione di una somma di denaro, prezzo per il compimento di un atto contrario ai doveri d’ufficio, quale l’ingresso all’interno del carcere di beni vietati e addirittura di sostanze stupefacenti di natura illecita”.

LA SENTENZA. Antonio Raineri è stato condannato a tre anni e quattro mesi di detenzione, a cinque anni di interdizione dai pubblici offici. La Terza sezione penale del Tribunale ha disposto la confisca della somma sequestrata il 3 novembre 2012 e della sostanza stupefacente. Per la droga i giudici hanno “ordinato la distruzione”.

 


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