CATANIA – Il delfino degli Ercolano. Lo abbiamo definito così Antonio Tomaselli, sin dal suo arresto a novembre 2017 nella maxi inchiesta Chaos. Ed ora le indagini della Guardia di Finanza “Brotherhood 2” ci danno ragione. Infatti, il boss – recluso dallo scorso mese di maggio al regime del 41 bis – è definito nelle carte dell’inchiesta, coordinata dai pm Rocco Liguori e Giuseppe Sturiale, il vertice degli Ercolano. Avrebbe preso il posto d’onore riservato agli Ercolano nello scacchiere della famiglia catanese di Cosa nostra. E quando il “trono” dei Santapaola è rimasto sguarnito per i vari blitz, specialmente Kronos, ha preso in mano le redini dell’intera cosca. Forse in attesa della nomina di un santapaoliano. Perché va ricordato che il nome della famiglia mafiosa, e non certo a caso, è Santapaola-Ercolano.
I risultati investigativi dell’inchiesta Chaos hanno rappresentato il pilastro dell’ordinanza del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha disposto il regime del carcere duro per Antonio Tomaselli. Curriculum criminale, intercettazioni e verbali di pentiti fanno ben capire il carisma mafioso di “penna bianca“, questo il nome del boss nella malavita.
Partiamo dal passato. E precisamente dalla più importante inchiesta antimafia della storia a Catania: Orsa Maggiore. Penna Bianca compare nell’elenco degli imputati del maxi processo. Tomaselli, dopo una condanna in primo grado, nel 1998 è stato assolto in appello. Il 27 febbraio 2001 a Tomaselli e Marcello Magrì, fratello di Orazio, è stato teso un agguato, che però fallisce. L’attentato sarebbe maturato nello scontro armato tra la squadra di San Giorgio e quella di Monte Po del clan Santapaola. In realtà il bersaglio, come si scopre nell’inchiesta Dionisio, doveva essere Umberto Di Fazio, all’epoca latitante. Tomaselli è arrestato nuovamente nel 2007, nel blitz Plutone. Il delfino degli Ercolano è tornato in libertà nel marzo del 2013.
Sono alcuni sms intercettati dal Ros (nell’inchiesta Chaos) a gennaio 2017 a far capire che Antonio Tomaselli è diventato il responsabile della “carta” del clan. Luca Marino, capo del gruppo di San Giovanni Galermo, scrive a Rosario Lombardo, boss santapaoliano: “Mi dispiace li devo portare a mio zio bianco”. Per gli inquirenti è chiaro il riferimento a Tomaselli, chiamato Penna bianca o capelli bianchi. Inoltre l’appellativo “zio” è riservato solo a chi ricopre ruoli apicali. Inoltre il boss – come dimostrano anche le foto pubblicate in esclusiva sul Mensile S – sarebbe intervenuto per risolvere tensioni interne e con altri clan. E infine le rivelazioni di diversi pentiti provenienti dalle fine dei Santapaola, come Carmelo Aldo Navarria, ex referente di Belpasso e killer dei Malpassotu.