PALERMO – Un vero e proprio “giallo”. Tutto politico. Che ruota attorno alla costituzione di un nuovo ente parco in Sicilia. Quello “dell’Isola di Pantelleria”, per l’esattezza, creato nel luglio scorso tramite un decreto del presidente della Repubblica. Una volta creato l’ente, però, bisognava individuarne la guida. E qui entra in campo la Regione siciliana. Il governo Crocetta, nell’estate scorsa, sceglie il “proprio” presidente, che avrebbe dovuto poi ricevere il via libera dal Ministero dell’ambiente. Il nome è quello di Nino Caleca, avvocato penalista tra i più noti in Sicilia e con un passato anche nella giunta dello stesso Crocetta.
Sembra tutto pronto. Il 10 marzo scorso, il governatore invia al Ministero dell’ambiente la richiesta ufficiale di far insediare Caleca, originario proprio di Pantelleria, al vertice del nuovo ente. Da allora, però, il silenzio. Per oltre due mesi, insomma, il Ministero dell’ambiente non ha risposto alla Regione. E così, oggi ecco il nuovo “colpo di scena”: Caleca ha deciso di rinunciare all’incarico.
“Ringrazio il presidente Crocetta – dice l’avvocato – per avermi indicato quale presidente. Lo stallo politico provoca gravi conseguenze istituzionali ed a patirne le conseguenze è solo la mia isola. Pertanto ho chiesto al sindaco di Pantelleria di dire al Ministro ed al presidente Crocetta che ho deciso di non accettare più l’eventuale nomina. Non conosco – prosegue – le ragioni politiche del ministro che pure apprezzo molto per la sua attività di governo. Però, ripeto ancora una volta, io con questa politica non c’entro niente”.
L’avvocato afferma di non conoscere le motivazioni alla base di questo “stallo”. Ma lancia una chiara accusa alla “politica”. E così, le ragioni di questo blocco vanno cercate proprio lì. Caleca da pochi anni si è avvicinato molto al gruppo che fu di “Articolo 4” e oggi in parte confluito in “Sicilia Futura” di Totò Cardinale. Un gruppo politico che oggi indica in giunta l’assessore Maurizio Croce, proprio al ramo – quello del Territorio e ambiente – che ha il compito di indicare il presidente del Parco.
E dalla giunta di Crocetta, come detto, è transitato lo stesso Caleca, all’assessorato all’Agricoltura. Da dove andrà via presto e sbattendo la porta. “Continuo a sognare – scrisse nella sua lettera di dimissioni – una politica nuova, pulita e trasparente per la Sicilia, non ci rinuncio. Avverto un totale senso di estraneità di fronte a incomprensibili ritorni al passato”. Il riferimento, chiarissimo in quei giorni, era indirizzato alla scelta di Crocetta di chiamare in giunta Giovanni Pistorio, ex braccio destro di Raffaele Lombardo ed ex assessore alla Sanità di Totò Cuffaro. Un segno di quel “ritorno al passato”, appunto, denunciato da Caleca, quello del nuovo componente in giunta in quota Udc. Lo stesso partito, quello dei centristi, nel quale milita proprio il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Per due mesi, Caleca e la Regione hanno atteso il via libera da Roma. Ma adesso l’avvocato ha deciso di rinunciare: “Con questa politica non c’entro niente”.