Non c’è né il fumus del delitto, né il periculum in mora. Il Tribunale del Riesame annulla il sequestro relativo al laboratorio Koala con sede in via Tasso ad Alcamo. Lo fa con un provvedimento di 33 pagine tranciante nei confronti dell’accusa accogliendo in pieno il ricorso del legale rappresentante Benedetto Fabio Di Giorgi.
In sostanza, il collegio presieduto da Daniela Troja ritiene che non si possa affermare che le macchine con cui sono stati processati i tamponi Covid fossero non idonee e non viene ravvisato alcun intento fraudolento che giustifichi l’ipotesi delle frode in pubbliche forniture.
La Procura della Trapani e i carabinieri del Nas avevano contestato ai titolari del laboratorio il fatto di avere utilizzato macchine non idonee alla luce di tre esiti: un falso posivito e due inaccettabili.
Il Riesame sottolinea l’esiguità di tre esiti di fronte a migliaia di tamponi eseguiti dal laboratorio Koala senza alcun errore o contestazione. Non si può escludere che ci sia stata una contaminazione durante il trasporto del campione da analizzare.
Per contestare la frode avrebbe dovuto esserci il dolo ed invece il laboratorio, come ha ricostruito la difesa, si è dotato di un macchinario all’avanguardia riconosciuto dal ministero della Salute fra i migliori al mondo. Il macchinario del laboratorio di Alcamo aveva passato tutte le verifiche di controllo sia precedenti che successive alla rilevazione delle anomalie sui tre tamponi da parte del Centro regionale di riferimento. Il laboratorio si attivò subito, mettendosi in contatto con la ditta fornitrice e ancora una volta non emersero anomalie.
L’inchiesta è partita dalla denuncia di un cliente che ha pagato 90 euro per un tampone. Se da una parte il collegio conferma che la Regione siciliana ha pattuito un prezzo di 50 euro (cifra a cui Koala ha regolarmente fatturato i tampini all’Asp di Traani) per quelli eseguiti in convenzione e dato uguale indicazione per quelli ai privati senza ricetta medica. Quest’ultimo caso, però, nulla c’entra con l’ipotesi di frode nelle pubbliche forniture.
Infine anche sulla questione contestata dai pm e dal Nas, della mancanza di un microbiologo assunto con un contratto di lavoro – il laboratorio si avvale di un professionista a prestazione – la difesa ha spiegato, e il collegio concorda, che la convenzione con la Regione prevede la presenza di un microbiologo per processare i tamponi, ma nulla dice sulla inquadratura contrattuale. Anche per questo il sequestro convalidato in prima battuta dal giudice per le indagini preliminari è stato annullato dal Tribunale del Riesame.