Il libro mastro del clan Mazzei: condannati boss e soldati - Live Sicilia

Il libro mastro del clan Mazzei: condannati boss e soldati

L'ultimo capitolo giudiziario dell'inchiesta Enigma.
IL VERDETTO DELLA CASSAZIONE
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CATANIA – Arrivata la condanna definitiva per i boss della cellula di Lineri del clan Mazzei di Catania. La Suprema Corte di Cassazione ha infatti definito il processo, scaturito dall’inchiesta Enigma scattata nel 2015, con il verdetto finale. Confermate, con ricorsi rigettati o dichiarati inamissibili, quasi tutte le condanne inflitte dalla Corte d’Appello di Catania. 

I ‘carcagnusi’ – questo il nome della cosca nella malavita etnea – hanno allargato il loro raggio d’azione dal traforo (via Belfiore, in centro a Catania) alla frazione misterbianchese. L’inchiesta Enigma nel 2015 ha smantellato l’organigramma delineando il ‘porfolio’ delle estorsioni del gruppo criminale che aveva come capo (territoriale) Costantino ‘Nuccio’ Grasso, condannato a 24 anni di reclusione. Oggi sono scattate le manette nei confronti di Giuseppe D’Agostino, uno dei vertici, condannato a 14 anni e 4 mesi. 

Il nome dell’inchiesta ha tratto ispirazione dalla capacità di decriptare da parte dei poliziotti della Squadra Mobile le annotazioni su un block notes sequestrato proprio a casa di Grasso. Da quei foglietti gli investigatori hanno ricostruito la mappa delle estorsioni e in alcuni casi hanno arrestato in flagranza gli esattori con in tasca il pizzo mensile. Nel corso del dibattimento di primo grado è stato esaminato il pentito Luciano Cavallaro – del clan Nicotra di Misterbianco – che ha blindato alcune posizioni processuali. 

La Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i ricorsi di Costantino Grasso (condannato a 24 anni e 2 mesi), Giuseppe D’Agostino (classe 74, condannato a 14 anni e 11 mesi), Andrea Diego Cutuli (11 anni e 3 mesi), Daniele Di Mauro (3 anni), Alfio Grazioso (12 anni e 8 mesi), Francesco Renda (13 anni e 6 mesi). Rigettati invece i ricorsi di Giuseppe D’Agostino (classe ’81, condannato a 5 anni e 4 mesi), Giovanni Miuccio (5 anni e 1 mese), Giuseppe Chinnici (3 anni, 4 mesi). 

La Cassazione ha annullato senza rinvio limitatamente al vincolo della continuazione e ha rideterminato le pene per Giuseppe Avellino a 6 anni e 8 mesi e Antonino Santonocito a 6 anni e 3 mesi. Annullato un capo di imputazione e la recidiva per Alfio Terranova, Concetto Ganci e Guido Acciarito. Annullata recidiva e un aggravante per Paolo Cosentino. In appello Terranova condannato a 3 anni e 4 mesi, Ganci a 6 anni e 8 mesi, Acciarito a 8 anni 11 mesi, Cosentino a 6 anni e 10 mesi. 

Diventata definitiva già in appello, invece, la condanna nei confronti di Giovanni Papa e Salvatore Cosentino. Il difensore, Francesco Marchese, non ha ritenuto di ricorrere per Cassazione visto il risultato ottenuto in secondo grado.


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