Il Maestro che amava la Sicilia |come troppi siciliani non la amano - Live Sicilia

Il Maestro che amava la Sicilia |come troppi siciliani non la amano

Ennio Morricone era legatissimo alla Sicilia. Qui si racconta perché. La testimonianza.
LA SCOMPARSA DI MORRICONE
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Ennio Morricone amava la Sicilia e i siciliani, come i siciliani stessi, sovente, non riescono a fare. In una intervista la sua dichiarazione compiuta: “Ho sposato una siciliana, il che mi ha permesso di conoscere da vicino la sicilianità. Ma grazie all’arte di Tornatore ho avuto la conferma delle mie sensazioni su questa terra che è bella anche per le sue contraddizioni oltre che per la sua umanità. Quello siciliano è un popolo eletto nei migliori casi e nei peggiori. E credo che a prevalere sia certamente il suo lato positivo”.

E c’era il rapporto con la moglie Maria (nella foto), sicilianissima di Gioiosa Marea. Allo spartito del loro legame unico il Maestro ha dedicato la chiosa struggente del suo testamento scritto da sé medesimo:  “Per ultima Maria (ma non ultima) . A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio”.

Un rapporto immortale, descritto dalla stesso artista con i toni dell’intimità più profonda: “Ci siamo conosciuti a Roma nell’Anno Santo, il 1950. Lei è nata in Sicilia, ma è venuta nella Capitale a tre anni. Era amica di mia sorella Adriana. A me piacque subito moltissimo. Ma a lei io piacevo meno. Poi Maria ebbe un incidente con la macchina di suo papà. (…) Io le sono rimasto vicino. E così, giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, l’ho fatta innamorare”. Una ostinazione dolce, da siciliano vero – verrebbe da dire – che ha il profumo di certi fiori che hanno assistito a una serenata sotto un balcone. E c’è anche Giuseppe – Peppuccio – Tornatore in quella lettera, segno di un affetto paterno, fiorito molto oltre la condivisione del lavoro e la comune sintonia di un orizzonte.

Francesco Giambrone, uomo dotato di capacità e sensibilità, sovrintendente del Teatro Massimo, commenta: “Questa è una della nostre malattie, forse: non amare né apprezzare abbastanza la nostra terra. Ma penso che sia un vizio di molti, non solo nostro. In noi magari è più accentuato. Siamo il popolo degli opposti: i migliori o i peggiori del mondo, secondo noi. Ogni viaggiatore attento ci osserva sempre con meraviglia. Ennio Morricone era una persona straordinariamente generosa. C’era, molti anni fa, il progetto di un’opera lirica sua, al Massimo, con la regia di Tonatore. Le cose cambiarono e non andò in porto”. Ancora Tornatore che, non a caso, era presente al funerale che si è celebrato in forma privata.

L’uomo grande e geniale che non voleva disturbare nessuno ci ha dunque amati come noi, spesso, non ci amiamo, a parte qualche lodevole eccezione. Basta guardare cos’è la Sicilia. E ci ha lasciato un testamento di bellezza da inverare, nella terra di cui lui, padre di molti che sono colpiti dal lutto, si sentiva figlio. Saremo mai all’altezza?


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