Abbiamo iniziato stamattina. E il viaggio proseguirà nei prossimi giorni. Una storia al giorno, almeno. Perché siamo convinti che dietro i numeri, appunto, ci siano le vite, le storie fatte di timori e speranze.
È il viaggio che abbiamo iniziato stamattina tra i tagli al bilancio regionale, mai così pesanti, mai così incisivi. Così estesi da andare a toccare a volte categorie per lo più indifese, già deboli per conto loro. Tagli così vasti da andare a intaccare anche aspetti che hanno a che vedere con l’essenza stessa di una società: la cultura, l’ambiente. Che non sono certamente solo categorie dello spirito, ma si traducono molto spesso in “pane”: quello garantito a chi lavora in quei settori.
Per questo abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio. Convinti che le storie di chi “subirà” il taglio dei finanziamenti possano raccontare meglio di ogni trattato, meglio di ogni analisi, lo stato di enorme difficoltà della nostra terra, della nostra Regione. Che sta, di fatto, scontrandosi con anni di malapolitica, di malgoverno, in termini di cattive gestioni e di abusi, che ci hanno portato fin qui, di fronte a questo bilancio.
E non vuole essere, questo viaggio, nello specifico un atto d’accusa a questo governo, quanto, semmai, la denuncia a un intero sistema politico che questa Regione ha governato in modo tale che si giungesse fin qui, sull’orlo del precipizio.
Una condizione grave, lo leggerete, che riguarda i Teatri siciliani, come abbiamo raccontato stamattina. Ma che riguarda tanti deboli di Sicilia, categorie che avrebbero davvero bisogno di aiuto, enti che svolgono azioni meritorie e utili in un’Isola che sembra sempre più somigliare a un deserto, lavoratori che a torto o a ragione rivendicano il proprio diritto allo stipendio.
Un viaggio doloroso per noi, in realtà, e per due motivi. Innanzitutto perché in questo modo proviamo a entrare nella carne viva di una Regione che soffre, fuori dalla trincea dei “numeretti” che a volte non spiegano nulla. E poi, perché anche negli ultimi giorni, alcune scelte della politica sembrano somigliare a una beffa. A uno sfregio nei confronti dei tanti che soffrono e soffriranno. Dalle fantomatiche orchestre dell’Ars alla solita pioggia di emendamenti dei deputati, sembra non si sia compresa la gravità del momento, la necessità di ritrovare un po’ di serietà, un po’ di moderazione, un po’ di quel noioso buonsenso che oggi sembra l’unico antidoto di fronte alle urla dei populismi e alle ambizioni restauratrici di chi ha già amministrato la Sicilia o l’ha rappresentata tra gli scranni del nostro parlamento. Portandoci fino a qui. Lungo il percorso di questo viaggio tra una Sicilia che soffre, che teme e che, nonostante tutto, ancora spera.
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