Palermo – Da sette anni aspettano la traformazione del contratto da part-time a full-time. E così, stamattina, alcuni lavoratori della società consortile Sas, Servizi ausiliari Sicilia, riferibili in gran parte ai bacini ex-Spatafora ed ex-libero Grassi, hanno indetto un sit-in di protesta davanti alla sede della società, in via Libertà, a Palermo. Si tratta di dipendenti assunti a tempo indeterminato (sono in totale 240), destinati ai servizi nei musei, biblioteche, antichi palazzi aperti al pubblico, di Palermo e provincia, il cui orario di lavoro non supera le 28 ore settimanali. E qui sta il paradosso. “Capita, infatti, – è la denuncia – che strutture che potrebbero essere accessibili tutto l’anno, come musei e biblioteche, e rilanciare un settore, come quello culturale, che potrebbe essere il volano dell’economia regionale, siano chiusi la domenica e il lunedì per mancanza di personale. Situazione che diventa ancora più paradossale se si pensa che finora ogni anno la Sas, che ha assorbito nel proprio organico i lavoratori della Multiservizi, della Biosphera e di Beniculturali spa, ha di fatto restituito alla Regione ingenti somme di denaro avanzate dalla gestione ordinaria”.
Somme che potrebbero essere impiegate – è la richiesta dei dipendenti – “per equiparare il regime di coloro che oggi protestano con quello degli altri lavoratori”. Il presidente della Sas, Giuseppe Di Stefano, ha incontrato martedì scorso i sindacati e un prossimo incontro ci sarà a breve. “Per quanto mi riguarda – dice Di Stefano – sono pronto a venire incontro alle legittime aspettative dei lavoratori, nell’ambito dei nuovi contratti di servizio siglati all’inizio dell’autunno”. Il punto sul quale insiste Di Stefano è che la Sas dipende dalle commesse che le arrivano dai dipartimenti regionali, in primis l’assessorato ai Beni Culturali, e dalle Ausl e ospedali che si avvalgono dei servizi offerti dalla società consortile, nata dalle ceneri di altre società. “E’ da queste strutture quindi – aggiunge il presidente – che deve venire l’input per nuovi servizi e quindi per un maggiore impiego dei lavoratori”.
“C’è da dire – afferma Gianni Borrelli (Uil) – che ciò che ha bloccato nel tempo il passaggio dal part-time al full-time per questi lavoratori è stata la mancanza di disponibilità economica. Martedì il presidente ci ha comunicato che ora, a seguito di economie, questa disponibilità c’è. Ma noi non vogliamo fare un discorso solo economico. Qui abbiamo un problema di lesione dei dirittti dei lavoratori. E’ da anni che questi lavoratori aspettano la trasformazione del loro contratto. Ed è da anni che i vari politici che si sono succeduti all’assessorato dei Beni Culturali hanno chiesto la trasformazione del loro contratto in full-time per coprire la carenza di organico nei siti museali siciliani”.
Ad insistere sulla lesione dei diritti dei lavoratori è anche il segretario generale della Fisascat-Cisl Sicilia, Mimma Calabrò: “E’ impensabile che i lavoratori ex-Multiservizi abbiano un regime di lavoro e quelli ex Beni Culturali un altro, pur lavorando per la stessa società. Oggi parliamo di Sas, non esiste più la Multiservizi spa né la Biosphera spa o la Beni Culturali spa. Oggi sono tutti lavoratori della nuova società consortile. Non possono più coesistere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, sia contrattualmente sia dal punto di vista delle ore di lavoro svolto”. “Se c’è la disponibilità economica – dice Michele D’Amico, dei Cobas Codir – si proceda alla ricontrattualizzazione aumentando il monte ore fino al massimo possibile”.