Sarà la mia formazione salesiana con al centro del suo sistema educativo il metodo preventivo, conviene prevenire piuttosto che rimediare, sarà il ricordo di un proverbio siciliano che i miei nonni usavano declamare solennemente – “Megghiu riri chi sacciu ca chi sapìa”, cioè, “Meglio dire che so che se avessi saputo” – ma ultimamente mi frulla in testa un timore: tutta questa storia degli extra-costi dovuti al trasporto all’estero dei nostri rifiuti alla fine si tradurrà in un aumento della Tari, la tassa sui rifiuti?
Per carità, ancora non se ne parla apertis verbis, a chiare lettere, quindi la mia sarà una preoccupazione magari eccessiva, ma si vocifera e il sospetto è legittimo. Destinazioni: Finlandia, Olanda, Danimarca, adesso pure la Turchia. Paesi a quanto pare ben consapevoli, loro sì, dei guadagni non solo monetari ricavabili dal trattamento dei rifiuti.
Chi pagherà? Il costo della raccolta e dello smaltimento della “munnizza”, non ci vuole uno scienziato disposto a spiegarcelo, raddoppierà, triplicherà. Ripeto, chi pagherà le conseguenze della colpevole latitanza della politica siciliana in questi ultimi 25 anni, in pratica da quando presidente della Regione e sindaci sono eletti direttamente dal popolo?
Chi pagherà la totale incapacità di chi ci ha governato e ci governa nel risolvere, la definizione sembra una battuta comica, la cosiddetta “emergenza rifiuti”?
Sì, perché, è ovvio, non si potrà attingere alle casse regionali all’infinito per ristorare i comuni finanziariamente devastati a causa dell’insostenibile lievitazione della spesa. Ci sarebbe davvero da ridere, se non ci fosse da piangere a dirotto, se alla squagliata della neve il conto salato delle manchevolezze delle istituzioni, a qualsiasi livello, ricadesse sulle tasche dei cittadini a fronte di una tassa già abbastanza pesante e di un servizio pessimo, eseguito a singhiozzo perennemente in attesa della consegna di ulteriori vasche e macchinari in discarica e perennemente in condizioni di recupero dell’arretrato, tra l’altro ricorrendo ai privati.
Preludio di una privatizzazione totale del settore? Palermo, fermiamoci al capoluogo siciliano, non è sporca è sporchissima (non basta finalmente svuotare i cassonetti e ritirare la differenziata, occorre svuotare i cestini, spazzare, disinfettare, eccetera) e se è vero che una parte purtroppo consistente di palermitani è incivile e riottosa all’osservanza delle disposizioni comunali sulle modalità di conferimento dell’immondizia ciò non deve costituire un alibi per chi è preposto, politicamente, amministrativamente e aziendalmente al decoro, all’igiene e alla pulizia della città.
Tornando al punto iniziale, alla preoccupazione circa un possibile aumento della Tari: che a nessuno venga in mente una cosa del genere.
Sarebbe come sbeffeggiare, anzi, insultare i cittadini e i commercianti che la tassa la versano puntualmente, spesso con sacrifici, in cambio di un servizio scadente e di una consistente evasione della tassa sui rifiuti che ancora di più umilia chi onora i propri obblighi fiscali e rispetta le regole di civile convivenza.