PALERMO – Il ‘caso Messina’ è scoppiato all’ultima direzione regionale del Partito democratico. E’ stato lì che il segretario Fausto Raciti ha accolto “come indirizzo” un ordine del giorno presentato dai renziani messinesi che chiedeva che la questione giudiziaria scoppiata attorno a Francantonio Genovese finisse nelle mani della commissione nazionale di Garanzia. Il documento, però, chiedeva anche il commissariamento del Pd di Messina, guidato fino ad oggi da Basilio Ridolfo.
Oggi, il segretario provinciale eletto come candidato unitario quattro mesi fa, si è ufficialmente dimesso. Una decisione arrivata a pochi giorni da una riunione a porte chiuse nella sede regionale del partito, a Palermo, alla quale hanno preso parte esponenti del Pd della provincia di Messina, come i deputati regionali Filippo Panarello e Pippo Laccoto e i giovani renziani che avevano sottoscritto l’ordine del giorno. Ma all’incontro – che, chi era presente, racconta come ‘infuocato’ – c’era anche proprio il segretario Raciti, il suo vice Mila Spicola e il neoresponsabile dell’organizzazione del Pd regionale, Antonio Rubino.
Soltanto alcuni parlano di “ultimatum” dato al segretario provinciale Ridolfo, al quale da tempo diverse aree del partito chiedono le dimissioni dopo la vicenda delle tessere gonfiate. Ma dalla segreteria regionale, in realtà, i toni sono più concilianti. E raccontano che, in realtà, i vertici del Pd hanno solo “preso atto” della disponibilità di Ridolfo a rassegnare le dimissioni. Oggi, dopo qualche giorno servito da “pausa di riflessione”, quelle dimissioni sono arrivate sotto forma di una lettera indirizzata al segretario regionale.
“Le ragioni di questa scelta – scrive Ridolfo – sono di natura squisitamente politica e derivano, unicamente, dalla circostanza che le componenti che si richiamano alle posizioni di Cuperlo e Renzi, inizialmente sottoscrittori dell’accordo unitario che aveva consentito l’elezione unanime dello scrivente, hanno ritenuto superato tale accordo al pari della componente che si riconosce nelle posizioni di Civati che, però, non aveva aderito al medesimo accordo iniziale. A norma di statuto potrei continuare ad espletare legittimamente il mio ruolo ma, avendo assunto sin dal principio l’impegno di essere segretario unitario, non posso derogare a questa impostazione. In questa sede, però – continua l’ormai ex segretario provinciale – , mi preme sottolineare il tragitto non facile che ho dovuto affrontare in questo breve periodo che ha segnato la mia esperienza di segretario. Si è trattato di un percorso a ostacoli caratterizzato da molteplici difficoltà non dipendenti dalla mia persona e che, pertanto, rimangono ancora oggi in tutta la loro dimensione”.
“Lascio l’incarico con la consapevolezza di aver agito con correttezza, equilibrio e in perfetta aderenza al mandato conferitomi, e ritorno ben volentieri alle mie responsabilità di sindaco e professionista ritenendo, peraltro, prioritari la salvaguardia della mia storia personale e politica e la tutela di quell’immagine pubblica per il quale sono sempre stato considerato una risorsa, e mai un peso”. Adesso a Raciti toccherà la ‘grana’ di decidere cosa fare. Probabile l’invio di un commissario, ma il ‘caso Messina’ è troppo delicato, e “le normali procedure del caso non sono, questa volta, così scontate”.