Il Pd e la corsa a Palazzo d'Orleans |Per il candidato si guarda a Catania - Live Sicilia

Il Pd e la corsa a Palazzo d’Orleans |Per il candidato si guarda a Catania

Enzo Bianco e Michela Giuffrida

Dopo la sconfitta alle Amministrative si pensa alle Regionali. Bianco e Giuffrida prendono quota.

Il retroscena
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PALERMO – La scoppola delle Amministrative per il Pd si è fatta sentire anche in Sicilia. Per i democratici, i risultati del minitest elettorale isolano sono stati tutt’altro che incoraggianti. E con una raffica di elezioni alle porte, dalle amministrative di Palermo alle regionali, nel partito si comincia a parlare del futuro, in cerca di contromisure. Nei prossimi giorni ci sarà una direzione regionale per fare il punto. Ma i conciliaboli sono già in corso. E si comincia a parlare di nomi e cognomi in vista della partita per Palazzo d’Orleans, una sfida che oggi appare alquanto in salita visto il forte vento a 5 Stelle che soffia in Sicilia.

Se tra i grillini Giancarlo Cancelleri scalda i motori, e nel centrodestra Nello Musumeci è già in corsa (seppur con tante incognite legate alla coalizione che potrebbe fare altre scelte), i dem a un anno e rotti dal voto non hanno ancora un piano e nemmeno qualcosa che ci assomigli.

Rosario Crocetta ieri si mostrava spavaldo con un “ghe pensi mi” che non convince. Il governatore si considera l’uomo giusto per battere i grillini. Ma nel partito la si pensa diversamente. E così, nelle conversazioni tra maggiorenti, comincia a delinearsi una possibile strategia che ha in Catania il suo baricentro. Dalla città dell’Elefante, infatti, provengono i due nomi che oggi sembrerebbero tra i più accreditati per una candidatura a Palazzo d’Orleans.

Il primo è quello di Enzo Bianco. Il sindaco è da tempo uno dei papabili di maggior peso. Il suo buon rapporto con Renzi e la sua esperienza di governo sono argomenti che giocano a suo favore. Così come i suoi buoni rapporti con l’ala non renziana del partito. Ma per il comune di Catania si voterà dopo le regionali e una corsa a Palazzo d’Orleans imporrebbe a Bianco di mollare anzi tempo il mandato, il che potrebbe essere non apprezzato dai catanesi. E così nelle ultime settimane in casa Pd si parla anche di un’altra ipotesi. Che porta a un outsider, un candidato a sorpresa per scompaginare i giochi.

Il nome fin qui ben coperto è quello di Michela Giuffrida. La giornalista catanese europarlamentare, approdata a Strasburgo con una valanga di preferenze, potrebbe essere secondo diversi maggiorenti un’ottima candidata. E l’onda rosa delle amministrative, con i successi di Raggi e Appendino, irrobustisce le quotazioni della giornalista già direttore del tg di Antenna Sicilia, popolare nella Sicilia orientale per la sua attività professionale, apprezzata dal salotto buono dell’economia catanese, considerata vicina dalla corrente non renziana del partito, quella che fa capo ad Antonello Cracolici, ma non sgradita ai renziani.

Giuffrida e Bianco. Due nomi che potrebbero addirittura incrociarsi. Una delle ipotesi che circola, infatti, sarebbe quella di lanciare l’eurodeputata come candidata sindaco a Catania, sganciando Bianco per la sua corsa a Palazzo d’Orleans (sempre che al sindaco Renzi non prometta niente meno che la poltrona di presidente del nuovo Senato che dovrebbe vedere luce se il referendum non azzopperà la riforma). E attorno al binomio Giuffrida-Bianco potrebbero coagularsi anche gli alleati moderati, anche se oggi nessuno può dire con certezza se il patto con Ncd e Udc sopravviverà fino alle regionali.

Solo voci, al momento, ipotesi. La partita è ancora tutta da giocare. E non è un mistero che tra i giocatori possa esserci anche Davide Faraone, che da un pezzo gira per la Sicilia presentando il suo libro e parlando quasi da candidato. Di certo c’è che se non si troverà l’accordo su un nome, si andrà a primarie, come diceva ieri in un’intervista il segretario Fausto Raciti. E lì potrebbero entrare in scena altri contendenti.

Le incognite sono tante. Le certezze riguardano la sofferenza del partito, lo sfaldamento della maggioranza di governo (che alle amministrative è andata in ordine sparso) e l’incastro sfavorevole delle date. Perché prima si voterà a Palermo. E se nel capoluogo dovesse spuntarla da solo contro i partiti Leoluca Orlando, questo indebolirebbe ulteriormente il Pd. Il Professore a quel punto lancerebbe la sua lista dei sindaci per le regionali, togliendo altri voti ai dem. Anche per questo dentro al partito c’è chi ha preso a far conti sull’opportunità di chiudere in anticipo la legislatura dell’Ars, andando al voto nel prossimo marzo, complicando così la vita a Orlando, togliendo tempo al centrodestra per riorganizzarsi e ai grillini per consolidarsi. Ma convincere i deputati a mollare la poltrona anzi tempo oggi appare un’impresa assolutamente proibitiva.


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