CATANIA. Porte chiuse. È stata un’udienza blindatissima quella che si è svolta stamattina nell’aula Serafino Famà di Catania per il processo dell’omicidio di Santo Giuffrida, morto (avvelenato e soffocato) nel 2002. Oggi si è vissuto uno dei momenti più delicati e drammatici del dibattimento.
La Corte d’Assise ha ascoltato l’esame da parte del pm Marco Bisogni di Barbara Bregamo, moglie della vittima e già condannata in primo grado nel rito abbreviato. Una testimonianza che ha un peso specifico nel processo a carico di Antonio Zuccarello e Alfio Maugeri, accusati di essere stati ‘ingaggiati’ per fare l’iniezione fatale a Giuffrida.
A svelare il piano diabolico è stato il pentito Luciano Cavallaro, che sarà ascoltato nella prossima udienza del 27 novembre. Da quelle rivelazioni sono partite le indagini che poi hanno portato all’arresto dei due imputati, della donna e di Francesco Giuseppe Indorato.
Questi ultimi due stanno affrontando il processo d’appello: la prossima udienza è fissata per il 9 febbraio 2021. Indorato avrebbe tentato di accoltellare Giuffrida nel 2001.
La donna già nel rito abbreviato ha confessato l’omicidio. Raccontando anche le violenze subite dal marito e la relazione sentimentale che l’ha legata per un periodo a Luciano Cavallaro.
A pochi minuti dal verdetto di primo grado, l’avvocato Mirella Viscuso, spiegava a LiveSicilia in modo dettagliato quanto accaduto nella fase prima fase processuale: “L’imputata ha confessato il reato di omicidio contestato ricostruendo il rapporto con il proprio convivente Giuffrida, caratterizzato da maltrattamenti continui, minacce di morte, violenze fisiche e psicologiche (in ultimo una proposta di scambio di coppia dalla stessa rifiutata).
Il Cavallaro ha avuto con la Bregamo una relazione sentimentale (provata nel processo) e, ad un certo punto, le ha chiesto, con insistenza, di lasciare il Giuffrida per andare a vivere insieme. Ma la mia assistita aveva paura di ritorsioni da parte del Giuffrida poiché quest’ultimo, più volte, l’aveva minacciata di morte e picchiata (è stato acquisito un certificato di pronto soccorso compatibile con percosse subite) perché non voleva che la loro relazione finisse.
La Bregamo ha condiviso il progetto omicidiario, deciso dal Cavallaro, il quale ben sapeva (come ha dichiarato) che la “sua donna” veniva maltrattata dal Giuffrida. Tutti questi elementi risultano riscontrati dalla attività di indagine effettuata dal pm dopo l’emissione della misura cautelare. La confessione della Bregamo è stata ritenuta credibile ed “altamente qualificata” da parte dell’accusa”.