PALERMO – C’è davvero da deprimersi, inutile nasconderlo, leggendo i puntuali resoconti di Riccardo Lo Verso sull’ultima operazione antimafia dei carabinieri eseguita dietro impulso della Procura della Repubblica di Palermo guidata da Maurizio de Lucia. Pensavamo, evidentemente sbagliando, che la piaga purulenta del pizzo, delle estorsioni fosse finalmente in via di guarigione. Pensavamo, sbagliando, che la maggior parte dei commercianti, degli imprenditori si fosse definitivamente convinta che è giusto e anche conveniente denunciare i taglieggiatori di Cosa nostra.
E, invece, scopriamo che vecchi e nuovi boss mafiosi stanno gradualmente riconquistando il controllo del territorio, a Palermo centro come nelle periferie della città. Stanno riconquistando il controllo di mercati, quartieri e borgate e sembra che riescano pure a ricostruire l’antica e bugiarda immagine della mafia “buona”, lontana dai clamori di azioni criminose eclatanti (le stragi) e pronta a garantirti protezione, giustizia se vittima di qualche torto e magari lavoro.
Sorge il dubbio, atroce dubbio, che dietro il silenzio omertoso di parecchi operatori economici, che negano le richieste di pizzo anche dinanzi alle intercettazioni, non ci sia soltanto la paura, sorge il dubbio che ci si possa trovare di fronte a una sorta di complicità, di acquiescenza “culturale”, di necessità di trovare punti di riferimento alternativi in ambienti troppo spesso abbandonati dallo Stato e dalle diverse istituzioni locali. Se così è sarebbe avvilente, mille passi indietro inaccettabili, un’offesa imperdonabile ai tanti martiri uccisi dalla mafia perché volevano una Sicilia libera dal cancro della mafia con i suoi loschi esattori e i suoi assassini.
Ci sarà una reazione della cosiddetta società civile? Una reazione degli onesti? Le istituzioni batteranno un colpo o dobbiamo rassegnarci al triste ritorno di un passato buio e mostruoso?