ROMA – Si prospettano tempi piu’ lunghi per la decisione della Consulta sulla legge elettorale. Decisione che, da quanto emerge al termine dell’udienza che si e’ chiusa poco fa, potrebbero non arrivare tra oggi e domani ma slittare al 2014.
Ricorrenti,pretestuosa inammissibilità – “Sarebbe infondato e pretestuoso qualsiasi dubbio sull’ammissibilità” del ricorso sulla legge elettorale. Lo ha detto l’avvocato Aldo Bozzi, promotore dei ricorsi, nell’udienza in Corte Costituzionale. “Questa era l’unica azione proponibile a tutela del voto libero e diretto, arbitrariamente violato” dal Porcellum, ha aggiunto.
Il cosiddetto Porcellum “lede il diritto di voto: con questa legge il diritto di scelta individuale dell’elettore è stato irragionevolmente soppresso”. Lo ha detto l’avvocato Aldo Bozzi nell’udienza in Corte Costituzionale. La legge Calderoli, ha aggiunto Claudio Tani, un altro dei legali che difende le posizioni dei ricorrenti “si propone lo scopo di distruggere la Costituzione”.
L’approdo in Consulta della legge elettorale ha alle spalle una vicenda giudiziaria di ricorsi e bocciature, alla cui base c’è la testardaggine di un avvocato 79enne, Aldo Bozzi, che ha deciso di non arrendersi e di non girarsi dall’altra parte. Nel novembre 2009, in qualità di cittadino elettore Bozzi cita in giudizio la Presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno davanti al Tribunale di Milano, sostenendo che nelle elezioni politiche svoltesi dopo l’entrata in vigore della legge 270/2005, il cosiddetto Porcellum, e nello specifico nelle elezioni del 2006 e del 2008, il suo diritto di voto era stato leso, perché non si era svolto secondo le modalità fissate alla Costituzione – ossia voto “personale ed eguale, libero e segreto (art. 48) e “a suffragio universale e diretto”.
Liste bloccate, premio di maggioranza senza soglia minima, inserimento nella lista elettorale del nome del capo di ciascuna lista o coalizione, gli aspetti contestati. Il primo, per garantire l’espressione del voto personale e diretto deve essere data all’elettore, secondo Bozzi, la possibilità di esprimere la propria preferenza a singoli candidati. La seconda, perché attribuisce un premio di maggioranza senza agganciarlo a un numero minimo di voti, e in questo modo violerebbe il principio di uguaglianza del voto. La terza, perché l’indicazione sulla scheda del capo del partito o coalizione, possibile futuro premier, limiterebbe l’autonomia del Capo dello Stato nella scelta del presidente del Consiglio. Nel giudizio sono intervenuti ad adiuvandum, cioè a sostegno della posizione di Bozzi, 25 cittadini elettori. Il 18 aprile 2011 il Tribunale di Milano ha rigettato l’istanza, giudicandola manifestamente infondata. Bozzi ha fatto ricorso in appello e il 24 aprile 2012 la Corte d’appello di Milano lo ha respinto, motivando che il principio del voto uguale per tutti è da intendersi in senso formale, ossia che nell’urna ogni voto ha lo stesso valore. E’ seguito il ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, prima sezione civile, non ha preso una decisione, ma con un’ordinanza interlocutoria nella quale però segnala numerosi aspetti critici della legge elettorale, il 17 maggio scorso ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale.
(ansa)