Ore frenetiche di contatti telefonici, riunioni di partito e vertici romani alla ricerca dei pezzi per finire il puzzle che dia forma al nuovo governo della Regione Siciliana. Un disegno difficile da comporre, tanto che l’annuncio dell’esecutivo bis di Raffaele Lombardo è stato rimandato a giovedì. Continuano intanto a rincorrersi indiscrezioni sui possibili componenti della giunta.
Gli assessori uscenti confermati dovrebbero essere cinque. Primo tra tutti Massimo Russo, l’ex magistrato con delega alla Sanità. Quindi, i due esponenti del Pdl in quota Micciché, Titti Bufardeci, che andrebbe all’Agricoltura, e Michele Cimino, oltre al pidiellino in quota An che fa riferimento all’area di Pippo Scalia, Luigi Gentile. A questi si aggiungerebbe, infine, l’altro ex magistrato, Giovanni Ilarda, tecnico ma vicino all’Udc.
Tante le personalità esterne ai partiti che sarebbero state contattate da Lombardo. Il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Marco Venturi, nisseno, patron della Sidercem, vice presidente di Confindustria Sicilia, nonché presidente della Camera di Commercio della sua provincia e leader dell’associazione che riunisce le piccole e medie imprese.
Si è già detto pronto ad accettare il ruolo di assessore ai Beni culturali, Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano, in passato responsabile dell’Ufficio grandi eventi del Comune di Palermo, molto vicino al sottosegretario Micciché.
Tra i personaggi di prestigio presi in considerazione ci sarebbe, quindi, quello del presidente della Fondazione Banco di Sicilia, Gianni Puglisi, che con la poltrona di Palazzo d’Orleans aggiungerebbe l’ennesimo incarico alla lunga lista di uffici che gli ha meritato il soprannome di “uomo dai mille incarichi”.
La lista del capo dell’Mpa, comunque, sarebbe assai lunga e citerebbe anche gli scrittori Andrea Camilleri e Dacia Maraini, che avrebbero declinato l’invito, così come Salvatore Mancuso, ambìto per la carica di assessore al Bilancio. L’ex senatore Ludovico Corrao, storico esponente del milazzismo, invece, non avrebbe ancora ricevuto alcuna proposta così come l’avvocato costituzionalista Giovanni Pitruzzella. Tra i papabili, nei giorni scorsi, erano circolati anche i nomi di Pasquale Pistorio, patron della St Microelectronics, e degli economisti Mario Centorrino e Piero Busetta.
Tra i punti interrogativi che non hanno ancora risposte certe anche l’eventuale ingresso in giunta di esponenti del Pd. O, più probabilmente, la garanzia di collaborazione ed il sostegno che i Democratici potrebbero assicurare in presenza di uomini graditi in giunta. Oggi pomeriggio il segretario regionale del Pd, Francantonio Genovese, ha partecipato ad un vertice a Roma con il leader nazionale del partito, Dario Franceschini. Dall’incontro svoltosi nella capitale, ufficialmente per “fare il punto prima della partecipazione di Franceschini a Ballarò”, dunque, potrebbe scaturire la linea che, mercoledì pomeriggio, dovrebbe essere sottoposta al coordinamento politico, ovvero alla segreteria regionale, ai deputati nazionali e regionali oltre che ai segretari di federazione. La riunione è fissata alle 17 presso la sede di via Bentivegna.
Una decisione non facile. L’eventuale sostegno a Lombardo, già collaudato a livello locale, potrebbe essere sgradito agli elettori che il 6 e 7 giugno voteranno per il Parlamento europeo. “Non ci sono pezzi di partito sul mercato” afferma deciso il parlamentare regionale Gaspare Vitrano. “Il mio nome non sarà tra quelli dell’esecutivo – assicura l’ex margheritino – O meglio, ci sarà solo se il partito lo deciderà. Personalmente non sono interessato all’incarico fuori dal Pd e sono sicuro che il partito resterà unito. Il problema, dunque, è capire cosa vuole fare Lombardo. Se, come credo, esclude categoricamente un ribaltone dovrà necessariamente cercare la ricomposizione dentro l’alleanza di centrodestra”. Secondo Vitrano, comunque, il Pd non ha mai negato una collaborazione di buon senso con il governo: “Penso che si possa dire che tanto nelle commissioni all’Ars che in aula abbiamo contribuito ad approvare metà dei provvedimenti”. Per l’esponente democratico, comunque, qualsiasi “soluzione che blocchi la macchina amministrativa sarebbe inaccettabile” ed a quel punto “sarebbe preferibile tornare alle urne”.