PALERMO – Una “città aperta”, “luogo di accoglienza” e “senza le barriere dei pregiudizi”. Così il questore Maurizio Vito Calvino descrive Palermo dal palco del Teatro Massimo per il 173esimo anniversario della fondazione della polizia.
Ad ascoltarlo ci sono tanti studenti e i rappresentanti delle istituzioni, a cominciare dal presidente della Regione Renato Schifani e dal sindaco Roberto Lagalla.
Dal teatro, gioiello e simbolo di Palermo, Calvino rivolge lo sguardo alle periferie che sono “parte vitale della città” ma che “spesso sono ai margini”. Bisogna sfruttare le “grandi potenzialità che hanno”. Calvino sa bene che anche da questo passa la sicurezza di una città. Da sola la “azione repressiva” non risolve i problemi, serve al contempo “lo sviluppo dei quartieri”. Ci vogliono investimenti perché “solo così potremo fare uscire tanti giovani dall’indifferenza”.
Inevitabile che il questo affronti il tema della sicurezza. Anche qui la repressione non può bastare senza lavorare sulla “educazione dei giovani”. C’è un “disagio sociale che cresce” e si si manifesta con le aggressioni in centro storico, le sassaiole alla polizia intervenuta per frenare la barbarie delle vampe di San Giuseppe, la movida senza controllo.
L’attività delle forze dell’ordine e della magistratura, che Calvino ringrazia, va supportata dall’impegno di tutti, della cittadinanza e delle istituzioni, in una città dove le nuove emergenze sociali si innestano in un contesto in cui Cosa Nostra è radicata. “La lotta alla mafia è una delle priorità”, spiega Calvino come testimonia la continuità dell’azione di contrasto alla mafia. I blitz si ripetono.
Il questore ricorda “i nostri caduti che hanno sacrificato loro vita nella lotta contro la criminalità organizzata. A loro tributiamo in massima parte il ricordo in questa giornata perché attraverso la loro memoria e il loro ricordo manteniamo il nostro impegno per quella che deve essere la prossima attività”.