Il 9 maggio del 1978 Peppino Impastato è stato barbaramente ammazzato dalla mafia. Oggi, a distanza di 44 anni, il suo volto, le sue parole e i suoi pensieri continuano a essere attuali. Sono tante le iniziative organizzate a Cinisi in occasione dell’anniversario. Un presidio è promosso dall’Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, nel Casolare dove è avvenuto l’omicidio. Sono previsti interventi dei responsabili delle associazioni, dei familiari e dei compagni di Peppino. Performance di Our Voice, “Fioritura Collettiva” di e con Clara Burgio, con Mariagrazia Balistreri e Desirèe Burgio.
Alle 16 è previsto il corteo da Radio Aut a Terrasini a Casa Memoria a Cinisi e alle 18.30 gli interventi. Saranno esposte diverse mostre tra cui “L’atlante dei conflitti e delle forme del pacifismo nella storia recente” a piazza Vittorio Emanuele Orlando, a Cinisi; “Ri-scatti Umani” (10 foto selezionate al concorso fotografico Guido Orlando) nell’ex casa Badalamenti; “Io non Ritratto – Peppino Impastato una storia collettiva”, mostra di Pino Manzella dedicata ai compagni/e di Peppino non più in vita (Margaret Cafè).
Impastato speaker di Radio Aut, era militante di Democrazia proletaria, candidato al consiglio comunale di Cinisi. Fu ucciso nel giorno in cui doveva tenere il suo ultimo comizio elettorale. Nella trasmissione “Onda pazza”, molto seguita, sbeffeggiava mafiosi e politici.
Le dichiarazioni di ricordo
“La mafia uccide. Il silenzio pure Peppino Impastato”. Così il segretario del Pd Enrico Letta in un tweet in occasione dell’anniversario della morte del giornalista ucciso da Cosa Nostra.
“L’esperienza umana e culturale di Peppino Impastato è un invito a tutti a rifiutare i condizionamenti criminali. E’ un inno alla libertà, al recupero della dignità umana. La storia di Impastato ci ha insegnato, anche, a non smettere mai di cercare la verità, a lottare per ottenerla”. Lo afferma il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando in ricordo del militante di Democrazia proletaria, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. “Una verità che per troppo tempo è stata allontanata da un depistaggio ordito da pezzi dello Stato. – aggiunge – Impastato pagò con la vita l’avere sfidato la mafia in un territorio in cui si era stabilito un sistema di relazioni tra apparati dello Stato e mafiosi che governavano la Sicilia. La sua figura rimane un punto di riferimento per quanti hanno scelto di schierarsi contro la mafia e i suoi legami con la politica, facendo scelte di rottura senza compromessi”. “Il recupero del Casolare dove fu ucciso è – osserva – un ulteriore contributo alla gratitudine e all’ammirazione da parte di tutti e uno stimolo anche di conoscenza dell’impegno per i diritti delle future generazioni”.
“9 maggio 1978: 44 anni dal barbaro omicidio di Peppino Impastato. Ritorno a Cinisi, ed è sempre un’emozione intensa e profonda. La storia di un uomo giusto, ribelle alla mafia, precursore della rivoluzione culturale quale anticorpo sociale, la radio militante, i suoi cento passi verso la verità e la morte. La storia di compagni e depistaggi, di lotte e connivenze. Nella storia di Peppino si respira la storia. Una vita spezzata, ma tante vite che si incontrano e si uniscono per amore di Peppino, della giustizia e della verità”. Lo scrive Luigi de Magistris.
“Peppino Impastato ha raccontato la mafia nella sua Cinisi quando nessuno aveva il coraggio di nominarla. Irrideva i mafiosi, li ridicolizzava minando alla base il loro potere. Per questo l’hanno ucciso, perché stava insegnando ai siciliani a non avere paura”. Così su Facebook il deputato siciliano del Pd Erasmo Palazzotto a 44 anni dall’omicidio del militante di Dp.
“Se davvero vogliamo celebrare e onorare la memoria di Impastato e degli altri martiri dobbiamo approvare definitivamente in Senato la norma sull’ergastolo ostativo, una legge fondamentale per il contrasto alle mafie”. Lo affermano i parlamentari M5S della commissione Antimafia, in una nota: “Oggi celebriamo la memoria di Peppino Impastato, un grande uomo, un eroe civile che si è battuto per una società più giusta, libera dai condizionamenti mafiosi. Fu ucciso dalla mafia e la sua memoria fu a lungo vilipesa perché forze oscure tentarono di far passare la sua morte come conseguenza di un atto terroristico”. “Memoria – continua il comunicato – significa non dimenticare nulla di quei terribili giorni; memoria e rispetto dei martiri significa approvare subito la nuova legge sull’ergastolo ostativo. Domani scadrà il termine che la Corte Costituzionale aveva dato al parlamento per legiferare in questa materia. Noi abbiamo lavorato da subito affinché nessun mafioso, condannato all’ergastolo per reati gravissimi, andasse libero o godesse dei benefici anche senza aver mai collaborato con la Giustizia”
“Peppino Impastato è vivo più che mai perché la sua storia ci motiva ancora oggi a un impegno sociale e politico. La sua lotta non è stata invano. La mafia, come lui sosteneva, è rimasta “una montagna di merda”. Lui, invece, per noi tutti può essere esempio e guida”. Lo scrive su Facebook il presidente del M5s, Giuseppe Conte. “Alcuni giorni fa ho appreso da un’indagine realizzata dal Centro Studi Pio La Torre che il 43,5% degli studenti intervistati ritiene che la mafia non possa essere sconfitta e che l’80% dei ragazzi ha una forte sfiducia nella politica, per il suo rapporto ‘forte’ con la mafia. Evidentemente la precarietà e le ingiustizie portano sconforto e alimentano rassegnazione e sfiducia. È a questi studenti che oggi dedico il ricordo di Peppino Impastato. Era un giovane che decise di alzare la testa contro la mafia ben radicata nel suo paese, nella sua famiglia, fra i suoi amici. Un giovane che scelse di denunciare pubblicamente i mafiosi che abitavano a 100 passi da casa sua, che frequentavano il suo stesso bar. Peppino scelse la strada della ribellione attraverso l’impegno politico per cambiare le cose. La mafia lo uccise il 9 maggio di 44 anni fa, ma pochi giorni dopo successe una cosa imprevista: i cittadini votarono ugualmente il suo nome nelle urne delle elezioni comunali a cui si era candidato prima di essere assassinato. Oggi tante associazioni e tanti cittadini si battono contro i clan grazie al suo esempio. Nei territori ci si ribella, forti del suo messaggio e del suo sacrificio. Sui terreni dei beni sottratti alla mafia ora ci sono la sua immagine e le sue parole a ispirare percorsi di legalità e solidarietà”.
“Questo 9 maggio, dopo le interruzioni causate dalla pandemia, saremo nuovamente a Cinisi al corteo con lo striscione della Camera del Lavoro e le bandiere della Cgil. Continuiamo il nostro percorso di mobilitazione e di lotta, nel nome di Peppino Impastato e di tutte le vittime della mafia. Saremo a Cinisi per dire che non siamo indifferenti alla violenza mafiosa, alla violenza fascista, alla violenza del capitalismo privato, ma anche alla violenza di un capitalismo di Stato che ci vuole rassegnati e che alimenta le differenze tra le persone e lo sfruttamento delle persone”. Lo dice il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo ricordando che la Cgil Palermo partecipa alle iniziative promosse da “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato” per l’anniversario dell’uccisione di Peppino Impastato. Alle ore 16 partenza del corteo da Radio Aut, a Terrasini, per Casa Memoria, a Cinisi. “Come Peppino – aggiunge Ridulfo – non siamo indifferenti e rassegnati alla politica della mafia e alla mafia della politica, di quella cattiva politica che ricicla condannati, corrotti e favoreggiatori e consegna ai loro allievi, nuovi speculatori dei bisogni altrui, il presente e futuro dei nostri figli, della nostra terra, delle nostre vite. Noi come Peppino sappiamo da che parte stare, perché come Peppino sappiamo che in questa terra non ci sarà cambiamento senza una rivoluzione culturale e sociale e una partecipazione democratica attiva”. “Peppino Impastato – aggiunge Dino Paternostro, responsabile Dipartimento legalità e memoria storica della Cgil Palermo – è il simbolo della Sicilia che non si arrende alla mafia e alla corruzione, ma che si ribella, lotta, costruisce, anche nelle situazioni più difficili. Mamma Felicia ha contribuito a sfatare l’immagine della donna rassegnata e chiusa nel suo dolore, lottando a viso aperto e a voce alta per avere verità e giustizia sulla morte del figlio. Oggi ricorderemo insieme Peppino e Felicia, marciando insieme a loro per dire no alla mafia e aggiungendo anche un forte no alla guerra”.
“Ricordare Peppino Impastato vuol dire rendere onore a una stagione dell’antimafia concreta, rigorosa, efficace, senza lustrini né parate di gala. Ne siamo tutti orfani.” Lo ha dichiarato il Presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava nel giorno dell’anniversario dell’omicidio di Impastato, militante di Democrazia proletaria, attivista e giornalista, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi.