Hanno deciso di oscurare per tre giorni il proprio sito e di organizzare un sit- in di protesta a Palermo, in piazza della Memoria, il 6 luglio, alle 10.30. Sono le iniziative del comitato Addiopizzo e dell’associazione antiracket Libero Futuro contro il disegno di legge sulle intercettazioni, che sta per essere approvato in Senato.
In tutta Italia appelli e manifestazioni si stanno susseguendo in questi giorni contro le restrizioni previste dal disegno di legge. Il Consiglio nazionale del Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) ha fissato per il prossimo 14 luglio una giornata di silenzio contro i limiti al diritto d’informazione imposti dal provvedimento legislativo. Il 13 luglio si fermeranno i giornalisti di agenzia e carta stampata per impedire l’uscita dei quotidiani il 14, quando sciopereranno anche radio e televisioni, in modo da determinare una giornata di black-out informativo.
La protesta continua pure sul web, perché alla giornata di silenzio della stampa si stanno unendo anche i blogger d’Italia contro quella norma che obbliga i gestori di siti informatici a “procedere, entro 48 ore dalla richiesta, alla rettifica di post, commenti, informazioni ed ogni altro genere di contenuto pubblicato”. Chi non dovesse rispettare tempestivamente l’ eventuale richiesta di rettifica, dovrà pagare una pesante sanzione pecuniaria. A essere particolarmente contestata è la definizione, ritenuta “vaga e generica” dai blogger, di “gestore di sito informatico”. Il rischio, temuto dagli internauti, è di vedere censurati video, mail e “contenuti amatoriali o professionali” sui social network “grazie a una semplice e-mail”, per una legge che ritengono dettata da “analfabetismo informatico, tecnofobia e dalla ferma volontà di controllare la Rete degli uomini del Palazzo”.
A Palermo la protesta dell’associazione antiracket è concentrata soprattutto sui reati di mafia, per i quali “Non saranno sufficienti gli evidenti indizi di colpevolezza, ma i gravi indizi di reato – si legge nel volantino di Addiopizzo – l’esperienza delle procure impegnate nella lotta alla mafia però dimostra che l’accertamento del reato di associazione mafiosa è quasi sempre il prodotto di una lunga serie di indagini che hanno inizio con l’accertamento dei cosiddetti reati satellite, come il reato di estorsione”. “Le tecnologie che permettono le sofisticate indagini – continua la nota – sono i migliori occhi e le migliori orecchie di cui possono disporre gli investigatori e la magistratura. Con questo disegno di legge vedere e sentire la mafia sarà molto più difficile”.