Dai tempi lunghi delle liste di attesa agli alti costi dei ticket per farmaci, prestazioni sanitarie e specialistiche ambulatoriali; dalle insufficienze del settore prevenzione a quelle dell’assistenza territoriale fino alle criticità degli ospedali: non è un sistema sanitario a misura di anziano quello siciliano, soprattutto se si considera che oltre il 50% delle pensionati percepisce nell’isola meno di mille euro lordi al mese. E’ quello che emerge da una ricerca dello Spi Cgil Sicilia , presentata stamani e intitolata “La sanità ad ostacoli”.
“Il nostro obiettivo – dice il segretario generale Spi, Maurizio Calà – è stato quello di individuare le criticità per arrivare alla formulazione delle proposte per eliminarle. Oggi non possiamo dire di avere una sanità universale e gratuita. Tuttavia l’emergenza sanitaria, oltre ad avere portato in luce in tutta la loro evidenza le debolezze del sistema, ci offre un’opportunità di investimenti da non perdere. Questo a partire dai i 3,2 miliardi stanziati dal decreto Rilancio: un’occasione irripetibile per adeguare innanzitutto la medicina del territorio creando una vera integrazione socio- sanitaria”. La ricerca si è mossa su più filoni, uno di questi l’indagine sul campo “per conoscere il punto di vista degli utenti over 65 del servizio sanitario – spiega Giovanni Frazzica, il sociologo dell’Università di Palermo che ha curato il lavoro – ma anche dei medici di base e dei direttori sanitari delle Asp di Palermo, Caltanissetta e Ragusa, allo scopo di valutare prospettive talvolta molto distanti”.
Ed è la la provincia di Ragusa quella risultata più virtuosa per quanto riguarda le liste di attesa, “perché le prestazioni erogate nei tempi previste – rileva Frazzica – sono la quasi totalità”. Ragusa si conferma anche l’Asp con più capillare copertura sul territorio, grazie soprattutto alla massiccia presenza di poliambulatori. Luci e ombre invece nell’Asp di Palermo, con differenze significative nei vari distretti. Se in quello di Palermo per una spirometria occorre attendere di 71 a 127 giorni, a Petralia ne bastano 45 e 10 a Partinico. Di nuovo a Palermo si ritrova un tempo massimo di 211 giorni per un elettrocardiogramma con priorità programmabile che diventano 80 a Partinico e 107 a Petralia. E ancora, una visita ortopedica con le stesse caratteristiche viene erogata a Palermo trascorsi 107 giorni, a Partinico 66, a Corleone 22, a Petralia 138. Negli ospedali i tempi di attesa sono pressochè uguali o leggermente inferiori, analogamente nelle strutture convenzionate. Secondo la ricerca “bisogna andare all’intramoenia per ottenere , a pieno carico economico dell’utente, attese inferiore alla settimana. “Tra le nostre proposte – ha dice Calà – c’è anche quella di prevedere , nel caso che una struttura pubblica non sia in grado di rispettare i tempi massimi previsti, il diritto per il paziente di ricevere la prestazione in forma privata, anche intramoenia, pagando solo il ticket. Per il co-finanziamento dovrebbe provvedere la regione con un fondo apposito”. A fronte delle criticità del sistema è cresciuta la spesa delle famiglie per la sanità “e – è il parere dello Spi Cgil – sono anche aumentate le disuguaglianze nel diritto alla Salute e nell’accesso ai livelli essenziali di assistenza (Lea)”.
Secondo i dati Istat dal 2003 al 2016 la spesa sanitaria privata pro- capite è cresciuta del 2,5% (dato nazionale 1,9%). Per quanto riguarda i Lea il punteggio è stato nel 2017 pari a 160, con soglia di sufficienza indicata superiore a 160. Questo in un contesto che vede peggiorate le condizioni economiche degli anziani, con assegni pensionistici inferiori alla media nazionale in una regione che è peraltro all’ultimo posto in Italia per numero di pensioni nell’ambito della gestione privata. Nel 2018 i siciliani hanno speso per ticket 209, 6 milioni, di cui 106,8 milioni per i farmaci, 48,5 per prestazioni sanitarie e 42,8 per prestazioni specialistiche ambulatoriali. “Chiediamo alla regione – afferma Calà – di abbassare i ticket e di aumentare il numero di patologie per cui è prevista l’esenzione dai ticket. “E’ indispensabile – sostiene – l’istituzione in tempi rapidi di un tavolo negoziale presso l’assessorato alla Salute per arrivare a un patto sulla Salute che determini la ristrutturazione della sanità, nuove assunzioni, l’aumento dell’offerta di servizi in relazione ai bisogni reali”.
Lo Spi sollecita anche interventi per la qualità delle strutture residenziali, a tutela degli anziani. “Punti chiave – sottolinea Calà – restano la medicina del territorio e l’integrazione socio- sanitaria, da perseguire anche attraverso la creazione di un unico assessorato al welfare, per giungere a strutture come le case della Salute”. Dal sindacato anche la richiesta di aumentare l’offerta pubblica di Rsa utilizzando le Ipab e di intervenire con i controlli affinchè le strutture private convenzionate rispettino adeguati standard qualitativi. (ANSA).