Il tesoro di Mario De Felice |Quattro indagati - Live Sicilia

Il tesoro di Mario De Felice |Quattro indagati

Quattro indagati e centinaia di migliaia di euro "distratti" per l'acquisto di appartamenti, per la ristrutturazione di case di famiglia e per fantomatici progetti, come quello da 600 mila euro per la "tastiera virtuale". A pagare era sempre la Celere Srl, poi fallita, a incassare, Mario De Felice e i suoi familiari. TUTTI I PARTICOLARI.

I SEGRETI DELL'INCHIESTA
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CATANIA- Un fiume di soldi sarebbe uscito dalle casse della Celere Srl, noto istituto di vigilanza fallito all’improvviso, per poi finire dritto nelle tasche dell’amministratore unico Mario De Felice e dei suoi familiari. Un vero e proprio “sistema”, che è stato portato alla luce grazie all’inchiesta coordinata dal Pm Giovanni Salvi che si è avvalso delle investigazioni della Guardia di Finanza guidata dal colonnello Francesco Gazzani e della Tributaria di Giancarlo Franzese, noti per gli importanti risultati conseguiti negli ultimi anni a Catania (VIDEO1 – VIDEO 2 VIDEO 3)

Mario De Felice è accusato di bancarotta patrimoniale in concorso con la moglie Giovanna Genovese, nella qualità di amministratore unico della Celere Srl, perché nel 2005 avrebbe stipulato, con la Locafit Spa, un contratto di locazione finanziaria di 5milioni di euro, costituendo un credito nei confronti della Red Fish Cruises Srl, società che secondo gli investigatori sarebbe “interamente riconducibile a De Felice e ai suoi famigliari, per la gestione della motonave “Lady Giò”. Il peso della rata di finanziamento lo assumeva la Celere Srl “senza garanzia né vantaggio”.

L’ex assessore avrebbe utilizzato risorse del corpo di vigilanza “per spese e interessi personali”, distraendo “la liquidità giacente nelle casse”. Le indagini della Guardia di Finanza stanno ricostruendo lo scenario che ha portato al fallimento la società di De Felice. Nel 2006 e 2007, in concorso con la moglie, De Felice avrebbe trasferito la titolarità di contratti di vigilanza ancora in corso e i “mezzi strumentali” della Celere Srl, alla Celere Technology Srl, società intestata ai suoi famigliari. In questo modo, il consorzio di vigilanza poi fallito, sarebbe stato “privato” di ricavi per un milione di euro l’anno e delle attrezzature per la vigilanza fissa, tutto a fronte di un corrispettivo di 51mila euro.

Sempre nel 2007, nonostante che il bilancio fosse in perdita per 1.800.000 euro, senza aumento di capitale, De Felice avrebbe “cagionato con dolo il fallimento della società”. In questo modo sarebbero aumentati i crediti del personale dipendente e gli interessi passici connessi ai debiti tributari.

Numerosi capi d’indagine sono dedicati alle scritture contabili della Celere Srl, che sarebbero state tenute “in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e dei movimenti di affari della società fallita”. Sarebbero stati inseriti, tra l’attivo circolante, crediti esegibili per 1.200.000 euro, ma si trattava di “obbligazioni già estinte delle quali De Felice aveva omesso di contabilizzare i pagamenti”.

Non sarebbero stati effettuati i pagamenti di fatture per 1.135.000 euro, sarebbe stata “simulata” una consistenza di cassa contanti da 242mila euro, non corrispondente a quella reale di 5800 euro. Stesso discorso per la cassa assegni: De Felice avrebbe simulato l’esistenza di assegni per 342mila euro rispetto ai 47mila reali.

Giovanna Genovese, moglie di Mario De Felice, è indagata per aver acquisito inizialmente la titolarità del 50% delle quote della Celere Technology Srl, società che acquistava la titolarità di contratti dalla Celere Srl al prezzo di 51mila euro a fronte di ricavi, soltanto nel 2007, per 1.067.000 euro. Da amministratore unico della 2858 Security Srl, evoluzione della Celere Technology Srl, la Genovese avrebbe “distratto” la somma di 56 mila euro “mediante bonifici e versamenti di assegni”.

Nel 2008, De Felice e la moglie, avrebbero utilizzato risorse della società La Celere pari a 56mila euro per l’aquisto di materiali edili impiegati nella ristrutturazione di appartamenti a S. Agata Li Battiati. Nel gennaio del 2009 avrebbero distratto, dalle casse della 2858 Srl, circa 100mila euro, trasferendo, “senza legittima giustificazone causale”, somme di lavoro variabile dalle casse della Celere Technology al conto corrente personale.

Giovanna Genovese avrebbe spostato 67mila euro, tra giugno e ottobre 2009, dal conto della Celere Technology, a quello della figlia Valentina De Felice. Lo stesso anno, gli investigatori hanno documentato versamenti per 380mila euro alla Edil Ahura Srl per l’acquisto di un appartamento a S.Agata Li Battiati, dei quali 106mila euro “di provenienza illecita in quanto oggetto di dismissione fraudolenta in danno dei creditori della Celere Srl”, fallita il 20 novembre del 2009 e 85mila euro “oggetto di appropriazione indebita in danno della Celere Technology”. La villa in questione, sarebbe stata intestata a Roberta De Felice, altra figlia dell’ex assessore comunale.

La tastiera elettronica “virtuale”.

Il corpo di vigilanza La Celere Srl, ha stipulato con Mario De Felice un contratto con cui l’ente, si impegnava a finanziare, per un importo di 600mila euro, la commercializzazione della tastiera elettronica “virtuale” per computer. L’accordo prevedeva la costituzione, entro il 31 dicembre del 2009, di una società che avrebbe dovuto occuparsi dell’organizzazione, logistica e commercializzazione di una tastiera elettronica virtuale, brevettata dall’imprenditore. Le somme, sono state accreditate sul conto personale di De Felice e poi “distratte” per “sostenere spese personali”.

 

 

 


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