PALERMO – Liste elettorali da chiudere, candidati da valutare, finanziamenti che non bastano. Ma anche i programmi e i gruppi di amici che cercano di sopperire alla mancanza di strutture organizzate. Ieri, a sorpresa, il ritiro dalla competizione elettorale di Gaetano Cammarata e Tony Troja. A Palermo, a questo punto, i candidati a sindaco sono sette, ma tolti Orlando, Ferrandelli e Forello, i tre con grossi apparati organizzativi alle spalle, gli altri quattro candidati si appoggiano a partiti più piccoli o a semplici liste civiche. Tra macchine elettorali poco rodate e bassa visibilità dei programmi nel dibattito cittadino, abbiamo chiesto a Ismaele La Vardera, Ciro Lomonte, Nadia Spallitta e Francesco Messina in che modo stanno affrontando la campagna elettorale a poco più di un mese dal voto.
C’è chi si è circondato di volontari, chi ha delegato ai partiti la parte burocratica di raccolta delle firme, chi cerca di lanciare una battaglia culturale. Molti dicono di essere al di fuori della logica di destra e sinistra, e per tutti l’arma segreta è il programma, le idee per cambiare Palermo e tirarla fuori da un gioco che, dicono, ripropone sempre le stesse persone e gli stessi assetti di potere.
Punta tutto sull’identità, sull’urbanistica e sulla famiglia Ciro Lomonte candidato del movimento Siciliani Liberi. Da sindaco, Lomonte cercherebbe il rilancio dell’identità dei palermitani, che sarebbe bistrattata dalla sudditanza verso l’Italia: “Non ho mai fatto parte di nessun partito, questa per me è un’esperienza nuova – dice Lomonte – se l’ho fatto è per liberare la Sicilia dalla situazione di colonia”. Un’identità che verrebbe rilanciata anche attraverso programmi di ristrutturazione radicale della città e del welfare per la famiglia. Ma a prescindere dal risultato delle elezioni, per Lomonte è importante avere dato inizio a un dibattito: “Quando ho posto il problema della coscienza identitaria – dice Lomonte – parlando di come i palermitani siano bistrattati da 160 anni, la gente ha iniziato a reagire con entusiasmo. C’è bisogno di punti di riferimento, perché c’è sfiducia nei confronti di destra e sinistra”.
Nadia Spallitta, candidata con la lista civica Palermo Città Futura e appoggiata dai Verdi, parla della sua esperienza come un “processo di trasformazione in partito politico”. L’appoggio dei Verdi per Spallitta è arrivato dopo l’annuncio della sua candidatura, quando il processo di definizione del programma era già in atto: “Il percorso ha preso spunto dalla mia esperienza in consiglio comunale – dice Spallitta – e poi si è arricchito delle idee di vari soggetti della società civile che hanno aderito”. Spallitta cita l’occupazione, l’ambiente, lo sviluppo tra i temi al centro del suo programma, nato da un coinvolgimento di varie anime della città: “È un’esperienza che vede un bellissimo clima tra i candidati in lista, di entusiasmo, di passione e piacere – dice Spallitta – c’è una condivisione di intenti rispetto a una visione etica della politica”.
Di autonomia nell’elaborazione del programma e nella scelta della squadra parla Ismaele La Vardera, che è partito con una lista civica ma ha poi incassato il sostegno di Noi con Salvini, Fratelli d’Italia e del partito Il Centro destra. “Abbiamo il loro appoggio logistico, che è fondamentale – dice La Vardera – perché hanno già fatto campagne elettorali e sanno come muoversi. Ma per il resto, io ho il controllo di quello che riguarda la presenza sul territorio e i contenuti del programma”. Un programma in cui alcuni dei punti più lunghi riguardano le misure per i giovani e sull’industria turistica, e che è supportato da una rete di volontari che La Vardera ha raccolto intorno a sé. “Non abbiamo strutture di partito vecchia maniera – dice La Vardera – stiamo facendo le cose in modo romantico, ma con tanta passione e voglia di fare”.
È stata la rabbia ad avere spinto Francesco Messina, avvocato penalista, a candidarsi. Dopo aver sentito lo slogan di Leoluca Orlando, “Il sindaco lo sa fare”, Messina si è confrontato con i suoi colleghi in tribunale ed ha annunciato la sua candidatura con la lista Centro riformista: “Una scelta filosofica – pratica, quella di candidarmi senza partiti – dice Messina – perché con la fine delle ideologie ho scelto di costruire tutto intorno alla persona”. Messina cita il suo filosofo preferito Munier e sottolinea che il suo programma sarà costruito intorno a tre punti: “La persona, la questione morale e la responsabilità”. Parlando di misure concrete da prendere nel caso venisse eletto, Messina mette la precondizione di risolvere il debito del comune di Palermo e delle sue municipalizzate. Dopodiché, passerebbe a occuparsi di sviluppo dell’occupazione e di attirare fondi europei a Palermo: “Per esempio, investirei molto sul riciclaggio dei rifiuti, una vera miniera d’oro”.