La mafia ha investito una barca di soldi nei diamanti. Un anno fa, in Sudafrica, è stato firmato un accordo per l’esportazione di pietre preziose dallo Zimbabwe. Diecimila carati al mese. Con la prospettiva di toccare quota trentamila. Un investimento da sei milioni di euro a cui sono stati invitati a partecipare alcuni partner internazionali. “S” ricostruisce, in esclusiva, con foto e documenti, i retroscena dell’affare. A cominciare dagli uomini seduti al tavolo della trattativa. C’era anche Tonino Messicati Vitale, il boss di Villabate latitante da due mesi. E’ lui l’uomo in contatto con una grossa società leader del settore guidata da alcuni suoi parenti. Gli investigatori sospettano che sui diamanti possano essere stati convogliati i soldi dei principali clan mafiosi palermitani. E cercano nel libro mastro sequestrato a Vincenzo Coniglio, il parrucchiere di corso Calatafimi e cassiere del clan di Porta Nuova, una traccia dell’affare che porta dritto in Sudafrica dove ha costruito il suo impero un altro pezzo grosso della mafia: Vito Roberto Palazzolo.
Messicati Vitale possiede da solo il potere economico per reggere un affare di simili proporzioni oppure si è alleato con altri clan? E allora la mente e le indagini dei carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo di Palermo tornano al summit di mafia organizzato alla trattoria don Ciccio di Bagheria, il 12 marzo 2011. E cioè due mesi dopo l’incontro nell’albergo sudafricano dove è nata la partnership dei diamanti. Oltre a Messicati Vitale c’erano Antonino Zarcone, considerato il capomafia di Bagheria, e Nicola Milano e Tommaso Di Giovanni, nuovi reggenti del mandamento di Porta Nuova.
"S" ricostruisce in esclusiva l'investimento di Cosa nostra: ecco le foto dell'accordo firmato dal boss Messicati Vitale per portare in Italia sei milioni di euro in pietre preziose.
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