Quella sul Ponte è una polemica “fuori luogo”. Raffaele Lombardo, riferendo ieri all’Ars sul disastro di Messina, nella sua replica ai deputati non sfugge sulla questione dei fondi per l’opera faraonica da realizzare in una Sicilia che sconta ancora deficit clamorosi sulle infrastrutture. Spendere i soldoni del Ponte per rimettere in sicurezza le nostre città o magari per rendere decenti i nostri collegamenti ferroviari, si dice da più parti. Ma Lombardo invita a riflettere su un punto: l’opera in questione si realizza “con lo strumento della finanza£, ovvero con la partecipazione di investitori privati. “E l’imprenditore che mette i soldi – argomenta Lombardo davanti ai deputati dell’Ars – vuole rientrare, entro venti o trent’anni dall’investimento, con gli interessi. E certo non metterebbe i suoi soldi nella messa in sicurezza del territorio”. Sa. T.
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