In duemila contro la Gelmini - Live Sicilia

In duemila contro la Gelmini

La manifestazione della scuola
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Sono arrivati fino al Rettorato a manifestare il loro dissenso alla riforma del ministro all’Istruzione Maria Stella Gelmini. Il corteo di circa duemila persone, tra studenti, docenti, collaboratori precari e ricercatori è partito intorno alle nove e trenta di questa mattina da piazza Politeama. “Quo usque tandem abutere Gelmine patientia nostra?” Quanto abuserai della nostra pazienza? Chiedono gli studenti del Liceo Classico Vittorio Emanuele II: “Alcune prime sono formate da 40 persone” dice Carmelo e “Qua hanno comprato anche le lavagne interattive, ma non le usiamo perchè il personale non ha le competenze” aggiunge Sergio, di 16 anni.

“Da noi ci sono classi in cui trenta ragazzi fanno lezione in spazi minimi. I tagli al personale ata e ai docenti, hanno diminuito la qualità della scuola pubblica” spiega invece Giacomo, rappresentante della consulta e studente del liceo Umberto I. In testa, sfilano le parole “Le scuole non sono caserme”: “E’ contro l’accordo tra il ministro La Russa e ilministro Gelmini – dice Antonio, 17 anni – che prevedeva un corso nelle scuole per avvicinare i ragazzi all’esercito. Noi vogliamo cultura”. Danilo, dell’istituto tecnico Maiorana, dice che gli “hanno tagliato una materia di indirizzo: chimico-fisica. Dovrei uscire da questa scuola come perito chimico. E non ci sono soldi neanche per i laboratori”. E ancora. “S. Cannizzaro fu scuola pubblica” recita uno striscione. Francesco, 17 anni che frequenta questo istituto spiega che “I docenti hanno deciso di sospendere tutte le attività extracurriculari: viaggi di istruzione, corsi di perfezionamento. Ma hanno deciso di mobilitarci anche per darci un segnale”. Tra musica e cori i manifestanti hanno sfilato per via Ruggero Settimo e via Cavour, ma arrivati in prefettura, dove si è aggregato un gruppo di studenti universitari e dove era prevista la fine del corteo, hanno proseguito, raggiungendo il rettorato in piazza Marina.

Anche chi proviene dal mondo accademico ne denuncia i disagi: “A medicina il 98 per cento dei ricercatori è in sciopero e il primo anno rischia di non partire. L’inizio delle lezioni è slittato all’8 novembre” Racconta Giuseppe di 20 anni. Alla facoltà di Scienze politiche le lezioni inizieranno a novembre: “Hanno tagliato corsi e materie, a causa dello sciopero dei ricercatori. Il problema è che fanno bene”. Molti ricercatori, infatti, hanno deciso di non caricarsi della didattica, non prevista tra gli obblighi del loro contratto: “Non lo facciamo soltanto per difendere la nostra categoria, ma per tutta la scuola, per tutta l’Università pubblica” Dice Matteo Di Gesù ricercatore di lettere dal 2006, che ha deciso di scioperare. “Anche se guadagnassi 10 volte tanto – spiega Sergio Aiola, ricercatore di archeologia – all’Università non ho comunque una lira per fare ricerca”.

Maria Pia Labita è invece una docente precaria della scuola primaria: “Oggi non siamo in molti: se rifiutiamo di sostenere le piccole supplenze ci depennano dalla graduatoria. Lavoro di giorno in giorno – conclude – ed è una cosa profondamente umiliante”.


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