In Sicilia fare la spesa costa di più. A rivelarlo è un’indagine di Altroconsumo che ha analizzato i prezzi nei supermercati di 61 città: le città isolane si trovano nella parte più bassa della classifica. La più diffusa associazione di consumatori in Italia ha inoltre evidenziato una differenza tra i metodi concorrenziali operati dai grandi distributori nelle diverse regioni d’Italia: la Sicilia soffre a causa di una concorrenza debole.
La spesa media di una famiglia italiana corrisponde al 20% del bilancio familiare stesso: Altroconsumo ha esaminato in totale 900.000 prezzi tra 950 punti vendita in 61 città italiane, da Palermo a Bolzano. Basandosi sul costo spesa annuale, la città più conveniente risulta Pisa (5.969 euro), seguita da Firenze (5.973 euro) e Verona (6.088); ultima della classifica è invece Aosta, con 6.739 euro. Tramite una valutazione basata sull’indice di convenienza, l’indagine portata avanti dall’associazione ha inoltre decretato che la spesa si può ridurre in generale di 1.500 euro annui, ma eliminando i prodotti di marca il risparmio salirebbe addirittura a 3.500 euro.
Le città siciliane monitorate da Altroconsumo sono state Palermo, Catania, Messina e Siracusa. Secondo l’Istat le famiglie italiane spendono in media 6.372, ma i dettagli dell’indagine di Altroconsumo dimostra che nelle città siciliane questa cifra sale vertiginosamente: a Palermo le famiglie spendono ogni anno 6.532 euro, a Messina 6.591 euro, a Siracusa 6.602 euro e infine a Catania 6.634 euro.
“Il modo di fare la spesa nelle regioni del Sud, soprattutto in Sicilia, è diverso”, dichiara a Livesicilia Marco Bulfon, il responsabile dell’inchiesta di Altroconsumo: “Le abitudini d’acquisto delle famiglie siciliane variano da quelle delle famiglie settentrionali perché si va nei grandi mercati rionali a fare la spesa. Queste abitudini però non nascono solo dalla tradizione. Di certo è un atteggiamento maturato in risposta all’assenza di una stimolazione alla concorrenza: la grande distribuzione non permette di creare in Sicilia un contesto competitivo”.
In pratica, più alta è la concorrenza tra i supermercati, più bassi sono i prezzi. Se la concorrenza non funziona, non esistono grandi margini di risparmio: ed è proprio questo ciò che succede nelle città siciliane. “Insegne di carattere nazionale, che altrove hanno forti riscontri da parte dei consumatori, in Sicilia si trovano in difficoltà”, conclude Bulfon “E come sempre in situazioni di questo tipo, sono soprattutto le famiglie a rimetterci”.
Ecco i dati più salienti dell’indagine di Altroconsumo tra supermercati (S) e ipermercati (I) di Palermo, Catania, Messina e Siracusa. L’indice di convenienza nazionale ha come valore 100 ed identifica il negozio più conveniente: si può notare che tale indice supera quota 116 in alcuni dei più grandi distributori nel territorio siciliano, fino ad arrivare ad un massimo di 122.